«Buio. Vedo solo buio quando ripenso allo schianto. Tutto è accaduto in pochi secondi». Non ricorda, non parla di quei drammatici attimi in cui l’auto che stava guidando si è schiantata contro quella dei colleghi. L’agente del commissariato Primavalle, Giada di 25 anni, dall’alba di lunedì resta ricoverata nel reparto di rianimazione dell’ospedale di San Camillo con una ferita al fegato. Anche i suoi colleghi, che nello schianto hanno riportato ferite e contusioni, sono ancora ricoverati. Uno scontro frontale tra due pattuglie che stavano intervenendo su due diverse segnalazioni al Trionfale a pochi metri di distanza. Per Amar Kudin, il poliziotto 32enne nato in Croazia e campione di rugby, seduto accanto alla collega non c’è stato nulla da fare. «È come se avessi perso un figlio anche io. Non ho ancora avuto la possibilità di parlare con la famiglia Kudin a cui va tutto il mio amore, il mio affetto. Sono distrutto per ciò che è accaduto ad Amar e a mia figlia Giada» dice papà Gaetano arrivato lunedì notte dalla provincia di Caltanissetta, in Sicilia, insieme alla moglie e al figlio minore lunedì sera.
IN SALA D’ATTESA
Non si è mai allontanato dalla sala d’attesa dove ieri pomeriggio era in attesa di entrare nel reparto per assistere la figlia: «La mia bambina sta soffrendo» racconta papà Gaetano commosso e stravolto dal dolore: «E’ preoccupata per i colleghi che come lei sono in ospedale. Ma la parte più difficile da accettare è ciò che è accaduto ad Amar. E’ sconvolta, sotto choc. Sa quello che è accaduto ma il processo di elaborazione è ancora molto lungo e sarà difficile. Posso solo dire che la mia Giada è una poliziotta seria, affidabile, con la testa sulle spalle». Sullo schianto avvenuto intorno alle cinque del mattino all’incrocio tra viale Monfartani e via dell’Acquedotto del Peschiera su cui stanno indagando gli agenti della polizia Municipale di Monte Mario su incarico della procura di Roma che ha aperto un fascicolo d’inchiesta per omicidio stradale e lesioni gravi. Una seconda inchiesta è stata avviata dalla Questura che sta procedendo invece con un’inchiesta interna per ricostruire la catena di eventi che ha portato allo scontro frontale tra le due “pantere” finite capovolte contro un muro di cinta.
«So che le indagini sono in corso, quello che mi sento di dire, è che questi ragazzi stavano svolgendo il loro lavoro. Ciò che è accaduto è una tragedia per la famiglia di Amar e per le nostre, legate ora da ciò che è accaduto in quel drammatico incidente» dice ancora papà Gaetano mentre non trattiene più le lacrime: «Il quadro clinico di mia figlia ora è stabile, con mia moglie e il fratello stiamo cercando di sostenerla perché ciò che davvero ci preoccupa è come affronterà la morte del suo collega. Le conseguenze saranno complicate da gestire. Al momento dice di non ricordare, ha dei vuoti di memoria. Dei blackout. Immagino legati proprio al trauma che sta vivendo. Ma questo aspetto verrà valutato nei prossimi giorni».
Ancora ieri nella sala d’attesa del reparto di rianimazione del San Camillo c’erano parenti e amici della poliziotta che si era trasferita dalla Sicilia a Roma non appena diventata agente di polizia: «Sono sempre stato orgoglioso di mia figlia» racconta papà Gaetano: «E sono stato felice di sapere che si trasferiva qui a Roma per lavorare. Da ieri i suoi colleghi e gli amici con cui ha legato da quando si è trasferita, ci hanno fatto sentire il loro affetto. Nello schianto sarebbe potuta morire anche lei ma chiaramente - sottolinea - non posso non pensare ai genitori di Amar, alla sua famiglia a cui davvero rivolgo tutto il mio affetto e la vicinanza sperando di poterli incontrare presto e abbracciare. Intanto continuerò a stare accanto alla mia Giada e a sostenerla in un momento drammatico in cui ci stiamo tutti impegnando per non farla sentire sola» conclude papà Gaetano prima di entrare nella sala rianimazione dell’ospedale.
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