Stallo improvviso sulle nozze Ita-Lufthansa e allarme rosso nelle stanze del Tesoro. Ad un passo dal decollo l’alleanza è rimasta a terra, zavorrata dalla richiesta tedesca, arrivata nella notte, di ottenere uno sconto sul prezzo finale, circa 10 milioni, secondo Francoforte. Richiesta che ha mandato su tutte le furie il Tesoro e rinviato l’ok finale. L’operazione, va detto, non è a rischio, ma l’irritazione da parte del ministero dell’Economia, azionista della compagnia aerea tricolore, è fortissima. Il nodo da sciogliere, come accennato, riguarda il prezzo che Lufthansa vuole pagare per avere il controllo di Ita e su cui si è arenato in extremis il negoziato. In pratica, il colosso di Francoforte ha chiesto un adeguamento al ribasso del valore di Ita perché il closing, previsto per l’estate scorsa, è slittato a fine 2024-inizio 2025. Uno slittamento che avrebbe, a giudizio dei tedeschi, impoverito gli asset del vettore italiano, modificando il quadro immaginato dall’intesa sottoscritta a luglio. In altre parole la chiusura in piena stagione invernale, la meno remunerativa per le compagnie, avrebbe influito negativamente sul valore complessivo.
La revisione, giurano da Francoforte, è inserita nelle clausole che formano l’accordo e quindi non rappresenta un fulmine a ciel sereno. Di altro parere sono invece al Tesoro. I patti, trapela dal dicastero, vanno rispettati perché «non intendiamo assolutamente svendere Ita». Di fatto la distanza è comunque minima, 10 milioni su una operazione che complessivamente sfiora i 900, ma non per questo ha impedito la fumata nera. C’è tempo fino all’11 novembre per inviare a Bruxelles il piano definitivo e le parti, al di là delle schermaglie politiche, hanno l’intenzione di chiudere il dossier. Anche perché lo scoglio maggiore, quello dei cosiddetti “rimedi” per aprire le rotte alla concorrenza, era stato superato, cedendo slot e rotte a easyJet (a Linate) e al gruppo Air France e Iag verso il Nord America.
IL SENTIERO
In serata Lufthansa ha gettato acqua sul fuoco. «Abbiamo aderito all'accordo del 2023 con il ministero dell'Economia e delle Finanze italiano per acquisire una quota del 41% in Ita Airways» e «abbiamo firmato il pacchetto di misure correttive necessarie entro la scadenza concordata». Come dire che gli impegni sono stati rispettati e che non c’è stata nessuna richiesta di sconto perché la modifica del valore è una delle variabili contemplate nel memorandum. Di certo l’improvvisa mossa tedesca ha lasciato di sasso i tecnici del Mef. Il Ministero dell'Economia - secondo fonti autorevoli - ha però considerato la richiesta non accettabile per diverse ragioni: la prima è che tutti gli investimenti fatti in questo periodi di transizione erano stati decisi in pieno accordo con la compagnia tedesca; il secondo che Ita ha migliorato la propria posizione economica e oggi vale anche di più rispetto alla valutazione iniziale. Da Bruxelles il ministro Giancarlo Giorgetti non ha scoperto le carte, spiegando solo che «la trattativa è in corso» e che il governo è «impegnato a tutelare la compagnia». Ma proprio la lunga attesa, dovuta alla burocrazia europea, sono di fatto all’origine della nuova bufera.
L’ATTESA
Ci sono voluti infatti quasi due anni di travagliati negoziati per trovare il partner giusto per Ita e più di 11 mesi sulle montagne russe per ottenere l'agognato sì dell'Ue. La consegna dei documenti finali dovrà comunque avvenire entro l'11 novembre. La partita ora si gioca tutta sull'asse Roma-Francoforte. Poi, se non ci saranno altri colpi di scena, partirà l'ultimo esame formale dell'Ue per un via libera finale che la squadra di Vestager spera ancora di decretare a novembre. Entro la fine del mandato del primo governo von der Leyen.