Oggi il voto sull'emendamento, intanto in Comune lo sportello Edilizia è chiuso: fermi progetti da 130 milioni di oneri e gli investimenti persi valgono una Finanziaria
Verrà votato oggi alla Camera il cosiddetto Salva Milano, l'emendamento, presentato a luglio da esponenti della maggioranza in concomitanza con il Salva Casa, che ha assunto «vita propria» tramutandosi in un emendamento ad hoc a firma di Tommaso Foti (FdI). Dopo la votazione su eventuali pregiudiziali ed emendamenti, si procederà al voto finale, per poi approdare al Senato si spera prima di metà dicembre, quando è prevista la discussione sul Bilancio. Martedì sera il voto in commissione Ambiente ha visto un asse trasversale favorevole composto da maggioranza, Pd e Azione, e contrario di M5S ed Avs.
Ecco quindi che sembra sempre più vicino lo sblocco della paralisi in cui è finita l'urbanistica milanese a causa di una ventina di inchieste della Procura per abusi edilizi, falso e traffico d'influenze con 3 edifici sequestrati e 150 progetti sotto la lente. Inchieste che hanno un contro valore di 130 milioni di euro di oneri di urbanizzazione non incassati e una perdita di investimenti pari a 5 miliardi di euro. Il capoluogo lombardo, infatti, attira il 40% degli investimenti immobiliari italiani, trainati da fondi internazionali. Oltre agli investimenti esteri già dirottati altrove, infatti, non si può calcolare il danno di immagine e di credibilità subito da Milano che sarà lungo e complesso riparare. È della settimana scorsa la disposizione con cui lo Sportello Unico per l'Edilizia ha bloccato tutti gli appuntamenti per i professionisti e i cittadini. «Esigenze organizzative dei nostri uffici in questo momento di particolare criticità - spiegava l'assessore alla Rigenerazione urbana del Comune di Milano Giancarlo Tancredi - che vanno a tutela di tutti i dipendenti e degli stessi operatori in relazione agli ultimi provvedimenti della magistratura. Stiamo attraversando una tempesta». Parole che la dicono lunga sul clima di terrore che si respira negli uffici preposti alla concessione di permessi di costruire: risultano al momento indagati, infatti, funzionari e dirigenti comunali oltre a costruttori e progettisti.
Il Salva Milano riesce a sanare quanto fatto finora grazie all'interpretazione autentica della legge urbanistica del 1942, che chiarisce una volta per tutte la procedura da utilizzare negli interventi di rigenerazione urbana. In sostanza si dice che «l'approvazione preventiva di un piano particolareggiato o di lottizzazione convenzionata non è obbligatoria nei casi di edificazione di nuovi immobili, di sostituzione, previa demolizione, di edifici esistenti e di interventi su edifici esistenti situati in ambiti edificati e urbanizzati che determino la creazione di altezze eccedenti l'altezza degli edifici preesistenti e circostanti, ove ciò non contrasti con un interesse pubblico concreto e attuale al rispetto dei predetti limiti di altezza accertato dall'amministrazione competente». Tradotto: si potrà ricorrere alla Scia, come fatto nei casi contestati, senza dover prevedere l'approvazione di un più complesso Piano attuativo, come pretende la Procura. Le torri milanesi sono finite nel mirino dei giudici per l'assenza di «un piano particolareggiato esecutivo o di un piano di lottizzazione» a fronte di altezze superiori ai 25 metri e densità edilizie sopra i 3 metri cubi per metro quadrato. Non solo, la ristrutturazione edilizia ora includerà gli interventi che presentano sagoma, prospetti sedime e caratteristiche planivolumetriche, funzionali e tipologiche anche integralmente differenti da quelli originari, fatto salvo il rispetto della distanza minima tra fabbricati.
Il testo prevede una disposizione di carattere transitorio per quei casi in cui «siano intervenuti, all'entrata in vigore della legge, provvedimenti confermati in via definitiva in sede giurisdizionale».
Il Salva Milano esclude, però, dalla proroga sullo sconto in fattura con cessione del credito il «Sismabonus acquisti» per chi compra una casa nelle torri finite sotto inchiesta.