La gang dei finti diplomi, si indaga su 100 denunce a Napoli

1 mese fa 8

In pochi mesi hanno visto cambiare la propria vita: prima il coronamento di un sogno, quello di poter lavorare in una scuola; poi, la delusione, nel constatare che la promessa di assunzione non era altro che un bluff. Una truffa, per dirla con la Procura di Napoli, che sta indagando su oltre cento denunce formulate in questi giorni da altrettanti aspiranti educatori. Una vicenda che risale ad alcuni mesi fa e - a giudicare dagli esposti trasmessi in Procura – ruota attorno ad un gruppo di sedicenti professionisti specializzati nel campo della formazione professionale.

Truffa e associazione per delinquere le ipotesi al vaglio dei pm. Tutto ruota attorno a un’associazione che si promuove nel campo del sostegno alle famiglie in difficoltà, a sua volta collegata a una confederazione nazionale di gruppi specializzati nella tutela delle persone a rischio. Fatto sta che in pochi mesi – a partire dalla scorsa primavera – tra Pozzuoli e Torre del Greco sono stati organizzati meeting e punti informativi, grazie al sostegno di avvocati e professionisti, che hanno messo a disposizioni i propri studi, per organizzare corsi di formazione e gruppi di lavoro.

In sintesi, le cose sarebbero andate avanti in questo modo: il solo accesso al corso di formazione costava 400 euro; le lezioni da remoto e gli attestati di educatori educatori socio-pedagogico erano il requisito necessario per essere assunti in una scuola. A monte di tutto, secondo la ricostruzione emersa fino a questo momento, ci sarebbero i finanziamenti del Pnrr, grazie a cui sostenere progetti e favorire convenzioni con le scuole. Inchiesta condotta dal pm Mario Canale, al vaglio degli inquirenti ci sono esposti e testimonianze che ruotano sempre attorno agli stessi nomi, alla luce della battaglia legale intrapresa dall'avvocato napoletano Vincenzo Dostuni.

Video

In sintesi, tutti i denuncianti battono sullo stesso punto: soldi veri per corsi fantasma; soldi versati per attestati inesistenti o comunque del tutto privi di valore. Fatto sta che agli atti spuntano il nome della organizzatrice dei fantomatici corsi di formazione, ma anche il codice iban a cui, decine di persone hanno spedito le proprie quote di partecipazione. Ad ogni partecipante è stato trasmesso, sempre via mail, un test di un centinaio di pagine, che doveva servire da piattaforma di conoscenza comune per poter svolgere il test conclusivo. In pochi giorni - si legge in una delle denunce – sono stati organizzati anche gruppi su whatsapp, per poter trasmettere informazioni, codici, indirizzi mail, in stretto collegamento con una Confederazione con sede a Milano.

Le denunce

Nelle denunce, spunta anche il nome di una organizzatrice: «Una donna preparata – si legge nell’esposto – che ha sfoderato metodi affabulatori e convincenti, sempre pronta a vantare contatti con la politica e con gli uffici ministeriali. Insomma, mi aveva anche chiesto di diventare il suo braccio destro, al punto tale da propormi un contratto di assunzione da 2500 euro netti al mese». Sempre leggendo le denunce inoltrate in Procura, sembra che – superata la fase iniziale – gli organizzatori del corso (a partire dalla leader) sarebbero letteralmente spariti, sia dal territorio, sia dai contatti telematici. Nessuna risposta via mail, nessuna risposta nei gruppi di whatsapp. Insomma, dal pressing iniziale per convincere a sborsare 400 euro fino ad arrivare a rapporti sempre più evanescenti; dal contratto di assunzione al classico corso fantasma, con attestati privi di valore.

I finanziamenti

Inchiesta in corso, c'è anche un altro filone su cui la Procura punta ad accendere i propri riflettori: non si esclude infatti, che la storia degli attestati di educatore socio pedagogico fossero un pretesto per realizzare realmente progetti buoni ad arpionare i finanziamenti del pnrr.

Leggi tutto