Sempre più italiani rinunciano alla prevenzione per le liste d'attesa troppo lunghe. Il governo ha studiato un piano per ridurre i tempi d'attesa
Ci vogliono 480 giorni per un controllo oncologico, 526 per un ecodoppler sovra aortico. Le liste d’attesa procedono a lumaca, con tempi insostenibili per chi ha fretta di curarsi. Tanto che nell’ultimo anno ha rinunciato a fare prevenzione il 7% in più degli Italiani.
E’ il quadro che emerge dal terzo Rapporto civico sulla salute, presentato da Cittadinanzattiva al ministero della Salute. Ed è un quadro che il ministero conosce bene: è proprio sulla base di questi dati (senza dubbio terrificanti) relativi al 2023, che il Governo ha studiato il piano per oliare le attese nella sanità pubblica. Con orari più estesi per le visite e il salta-coda in stile Disneyland.
Il decreto è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 7 giugno e si spera non ci voglia troppo tempo perché dia i suoi risultati: chi ha bisogno di Tac, risonanze ed esami non ha tempo per aspettare un anno.
Ci sono ancora un po’ di nodi da sciogliere nell’iter istituzionale prima di partire. Mancano i decreti attuativi con le linee guida. Ad esempio per impostare la piattaforma nazionale per gestire le prenotazioni. “Ci siamo quasi” assicura il ministro alla Salute Orazio Schillaci. “Stiamo ultimando la piattaforma con Agenas che permetterà di monitorare le richieste e i ritardi. Con questa legge - rivendica - abbiamo introdotto un metodo serio, scientifico per verificare puntualmente regione per regione, Asl per Asl, quali prestazioni mancano in modo tale che il pubblico si rinforzi”.
Cosa prevede il piano?
LA PIATTAFORMA NAZIONALE: Sarà gestita dall’agenzia per i servizi sanitari regionali Agenas. Dovrà vigilare sui codici di priorità perché vengano rispettati: se una visita è urgente andrà fissata entro le 72 ore, se è un codice breve andrà effettuata entro 10 giorni. E via dicendo.
GLI STRAORDINARI DEI MEDICI: Pur di rispettare il codice di priorità, il direttore generale dell’ospedale potrà chiedere lavoro extra ai medici che già fanno attività a pagamento all’interno dell’ospedale. Per il cittadino non ci sarà nessun costo in più. Per gli operatori sanitari che svolgeranno un orario straordinario di lavoro è prevista una flat tax del 15% sul monte ore di lavoro extra.
ORARI PIU’ ESTESI: Molti ospedali lo fanno già, ma per ridurre le liste è necessario “spremere” al meglio i macchinari (tac, risonanze) e ampliare gli orari di utilizzo, sere comprese: ci saranno visite diagnostiche anche il sabato e la domenica e verrà ampliata la fascia oraria per le prestazioni.
I NUOVI CUP: Nel momento in cui fissiamo una visita ai Cup (centri unici di prenotazione), ci verranno comunicati sia i tempi di attesa negli ospedali pubblici, sia in quelli privati accreditati. Quindi, gli ospedali privati che finora hanno aperto mal volentieri le agende e hanno preferito tenersi le mani libere, dovranno condividere i loro calendari un sistema, realmente, unico.
IL SALTACODA: Per i cittadini che non vogliono (e non possono) aspettare, l’Asl «dovrà garantire» la stessa prestazione dal privato accreditato con tariffe concordate o in intramoenia (la libera professione dei medici nello stesso ospedale), con il cittadino che dovrà pagare solo il ticket (se non è esente). Per le liste più affollate, la Regione può chiedere ai privati un aumento del 10% delle prestazioni.
SANZIONI: Un nuovo
organismo vigilerà sulle liste. Ci saranno sanzioni per chi non rispetta le priorità delle urgenze e le nuove regole. E anche i cittadini che non si presenteranno alle viste e non avviseranno prima dovranno pagare il ticket.