M5S-Grillo, resa dei conti: gli iscritti scaricano Beppe

3 settimane fa 3

Altro che «vicenda marginale», come nelle ultime ore ha tentato di derubricarla Giuseppe Conte. Lo scontro con Beppe Grillo, e soprattutto il benservito al fondatore annunciato nelle pagine del libro di Bruno Vespa (con tanti saluti al contratto da 300 mila euro annui per curare la comunicazione del Movimento) si annuncia come l’elefante nella stanza all’assemblea costituente dei pentastellati.

La “rifondazione” annunciata da Conte culminerà nella due giorni di fine novembre: è lì che si ridiscuteranno nome, programma e simbolo dei 5S. Ma soprattutto – lo ha ribadito ieri l’ex premier – è lì che si deciderà che cosa fare della figura del Garante. Ossia, di Beppe Grillo.

Conte licenzia Grillo, il fondatore M5s: «Gliela farò pagare». Casaleggio: «Di questo passo resterà solo un elettore»

E il destino dell’ex comico, a sentire gli umori che circolano nelle file ex grilline, sembra segnato. La resa dei conti si consumerà con il voto degli iscritti sulle modifiche allo statuto. Dove Conte – assicura chi è vicino all’ex premier – può contare su una «solida maggioranza» dei circa 170mila “tesserati” con diritto di esprimersi. Il numero effettivo di votanti, però, sarà molto minore. Un po’ perché da tempo la partecipazione alle scelte del Movimento registra numeri poco esaltanti. Un po’ perché gli account degli iscritti di vecchia data «inattivi» da più di un anno – molti dei quali potenzialmente più sensibili agli appelli dell’Elevato – un mese fa sono stati disattivati. Anche con l’obiettivo di abbassare il quorum, se mancasse il quale tutto il processo dell’assemblea si risolverebbe in una bolla di sapone.

Insomma il piano dei contiani è quello di far sì che a silurare l’ingombrante ex comico siano gli iscritti. Lo confermano i rumors sui quesiti che riguarderanno proprio la figura del Garante: la scelta da sottoporre in assemblea (attualmente in discussione tra 330 iscritti e non, sorteggiati attraverso un algoritmo), sarà di fatto tra una forte riduzione delle sue prerogative o l’eliminazione di netto di quella figura. Con tanti saluti a Grillo e alle sue polemiche.

LA METAMORFOSI
Del resto nei gruppi parlamentari la metamorfosi è (quasi) completa. Con poche eccezioni, tipo l’ex capogruppo Mariolina Castellone, le truppe di Camera e Senato sono pronte a dire addio al fondatore, senza rimpianti. Per vincere le ultime sacche di resistenza potrebbe bastare abbattere l’ultimo tabù, il divieto di terzo mandato. I sostenitori del comico (tra cui si annoverano ex big come Alessandro Di Battista, Danilo Toninelli, Virginia Raggi, Nicola Morra), invece, sono tutti fuori dalle Aule. E la loro voce in assemblea – scommettono i contiani – faticherà molto ad avere eco nel «documento di indirizzo» che verrà sottoposto al voto.

Il parricidio, a quel punto, sarà completo. Anche se Conte non ne vuol sentir parlare: «Enfasi inutile, non si è mai visto un parricidio compiuto con la risoluzione di un contratto. Tutelo solo i soldi degli iscritti».

A Genova, intanto, si studiano le contromosse. A Grillo resterebbe da percorrere la via delle carte bollate: il (fu) Garante è convinto di poter dimostrare che il simbolo e il nome non si possono cambiare senza il suo consenso. Ma nelle file contiane le ironie su un’eventuale causa non mancano: «Prima forse dovrebbe saldare la parcella dell’avvocato Sammarco...». Già: con l’addio al contratto da 300mila euro all’anno, la convinzione è di aver punto il fondatore nel vivo. Da Grillo per ora filtrano solo battute al veleno sull’avvocato: da «gliela farò pagare» a «dovevo a lasciarlo al banchetto» (quello della conferenza stampa dietro al tavolino in piazza Colonna in era Covid, ndr). Mentre Davide Casaleggio, il figlio dell’altro fondatore, intona il de profundis: «Non è più il M5S di papà. È rimasto giusto il nome, secondo me dovrebbe essere cambiato anche quello, così come il simbolo e tutto il resto». Probabile che Conte lo accontenti, almeno in parte. Per ora l’avvocato si limita a replicare che «mi è stato chiesto a gran voce di interrompere il rapporto con il figlio di Casaleggio: non era trasparente, non voleva neanche consegnarci l’archivio coi nomi degli iscritti». Problema superato. Come, tra un mese, potrebbe esserlo anche Grillo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Leggi tutto