Margaret Spada, coperto l?avviso di sequestro della Procura con un cartello: «Lavori in corso»

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«Vedevamo uscire ragazze con i tamponi al naso come se fossero state appena operate» diceva una signora ma al civico 410 di viale Cesare Pavese - fra la Laurentina e l’Eur, quartieri a sud di Roma - non c’è nessun ospedale né clinica privata o convenzionata. «Lavorano qui da anni» ma fuori, fra i citofoni delle due scale del condominio e sul cancello in ferro verniciato di verde che chiede manutenzione, a parte il nome che potrebbe valere quanto quello di un comune residente, nessuna targa è lì apposta a spiegare quello che in molti vedevano e sapevano ovvero l’esistenza di un ambulatorio di medicina estetica. Con quali permessi e con quali autorizzazioni? Il Nas dei carabinieri punta a chiarirlo dopo che il pomeriggio del sette novembre scorso una ragazza di appena 22 anni, Agata Margaret Spada, arrivata a Roma dalla Sicilia, è morta a seguito di un non meglio specificato intervento per correggere la punta del naso che avrebbe dovuto affrontare proprio in quell’ambulatorio. Aperto e gestito da due medici, padre e figlio, Marco e Marco Antonio Procopio, finiti ora sul registro degli indagati nell’inchiesta aperta dalla Procura di Roma per omicidio colposo. Sarebbe stato il figlio a dover operare Margaret.

I RESIDENTI

Una residente che abita al secondo piano del palazzo cortesemente ci fa strada. In ascensore racconta che sì, sapeva dell’esistenza di questo ambulatorio e che si vedevano delle ragazze e donne che uscivano come se avessero appunto sostenuto un trattamento o un intervento «ma poi sa, non interessandomi alla materia - diceva sul pianerottolo - non mi sono mai preoccupata di chi fossero». La porta dello studio è sulla destra. Dopo la morte della 22enne la Procura ha disposto il sequestro dell’immobile ma l’avviso che per legge deve essere affisso è stato coperto da un cartello giallo con su scritto “lavori in corso”. Non solo moralmente discutibile ma sostanzialmente grave. «Forse l’avranno fatto per vergogna o per non perdere clienti», analizzava un altro residente. Alla Spada quell’intervento/trattamento scelto, come il medico su TikTok, le sarebbe costato 2.800 euro e già dal giorno della sua morte l’ambulatorio ha avvisato le clienti con un messaggio informando le stesse che gli appuntamenti erano tutti cancellati a causa del guasto di un tubo. Una ragazza che sviene dopo un’anestesia, che viene trasportata in ospedale in gravi condizioni e che muore poi dopo tre giorni di agonia. Ma è come un tubo che si rompe nell’ingranaggio di una macchina macina-clienti. I social sono pieni di storie e “reel” in cui vengono pubblicizzati gli interventi e i trattamenti. «Sono entrato in quell’appartamento - diceva il fioraio di viale Pavese - avevano anche lo psicologo perché credo si occupino anche della transizione di genere almeno nella fase iniziale, mi sono sempre sembrate persone perbene, con disponibilità economica. Quando venivano da me non chiedevano il costo sceglievano i fiori e sa, quando non si chiede il costo è perché si può spendere». Poi nel cortile del palazzo, tra l’incredulità e pure il dispiacere perché «se anche questa ragazza nessuno di noi la conosceva, pensare che sia morta a 22 anni per un intervento al naso fa rabbrividire», c’era anche chi affidandosi al proprio istinto non avrebbe chiesto neanche una mera consulenza perché «non mi ispiravano fiducia».

LE INDAGINI

I carabinieri del Nas di Roma hanno chiesto - ma non ottenuto dalla struttura - i documenti compresi quelli afferenti alla Spada. Il fidanzato che negli attimi del malore ha registrato un video ha messo a disposizione degli inquirenti quel girato di pochi secondi in cui, al di là di una porta, si vedono i medici intenti a rianimare la vittima già priva di sensi. Intanto il pm Erminio Amelio ieri ha conferito al professore Filippo Milano di Tor Vergata l’incarico per svolgere l’autopsia sul corpo della vittima, prevista per domani, 15 novembre. All’esame autoptico parteciperanno anche i periti nominati dalla famiglia Spada, assistita dall’avvocato penalista Alessandro Vinci, e quelli nominati dagli indagati, difesi dai legali Stefano Felicioli e Lorenzo Giua. Tanti ancora i punti da chiarire. Tra questi le dichiarazioni fatte agli inquirenti dal fidanzato della vittima al momento della denuncia. Una volta arrivati nello studio Procopio infatti, nessun documento sarebbe stato fatto firmare alla paziente, come invece di solito accade prima di essere sottoposti a un intervento. Di qui il mistero della documentazione che non è stata consegnata agli inquirenti. L’unica cartella clinica che la procura ha potuto sequestrare è infatti quella dell’ospedale Sant’Eugenio dove Margaret è deceduta lo scorso 7 novembre. «La famiglia, i genitori, la sorella in questo momento sono circondati dall'affetto di tante persone e sono chiusi in un silenzio di dolore che non è spiegabile a parole. Chiedono di conoscere circostanze e cause per la morte della figlia», ha affermato l’avvocato Vinci.

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