Marina Berlusconi: «Io in politica? Non mi candido. Certi giudici nemici del Paese, non di mio padre o della Meloni»

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Si sfiorano di poche centinaia di metri, «mi sarebbe piaciuto avere Meloni con noi» sospira Marina Berlusconi. Problemi di agenda, tutto qui. Altri problemi con la premier, giura la “Cavaliera” circondata da una nuvola di giornalisti e telecamere, non ce ne sono. La primogenita di casa Berlusconi fa il suo ingresso alla Galleria Sordi verso le sei del pomeriggio, inaugura a due passi da Palazzo Chigi un nuovo centralissimo store Mondadori, l’azienda editrice di cui è presidente. Mani in tasca, sorrisi e strette di mano.

Politica, giustizia, diplomazia e tasse, con i cronisti assiepati è un fiume in piena. Parte con un affondo durissimo contro i magistrati con cui la premier e il governo hanno ingaggiato un nuovo scontro sui migranti. «Certi giudici non sono nemici di mio padre o della Meloni, sono nemici del Paese». Taglia le parole con l’accetta, “Marina”. E sembra già così, con la stoccata alle toghe in piena continuità con il padre, alzare un assist al governo dopo mesi di sussurri su tensioni e incomprensioni con Meloni e il suo cerchio a Palazzo Chigi.

Invece no, il giudizio sui due anni della destra al timone è «assolutamente positivo», assicura, «con questo esecutivo ho un rapporto assolutamente normale, costruttivo e positivo, a me interessa una sola cosa, che il governo in carica sia stabile faccia bene». Ci tiene subito a fugare dubbi e gossip su una sua discesa in campo, di cui pure si parla e con una certa apprensione tra i consiglieri della presidente del Consiglio: «La domanda me la fanno sempre - sorride Marina dietro a un nugolo di telecamere, occhiali fumè e completo nero - ma mio padre me lo ha sempre sconsigliato. Io poi sono un'imprenditrice e continuerò ad esserlo». Inutile chiederle se allora sarà Pier Silvio, il fratello minore a capo di Mediaset, a fare il grande passo. «Lui parla per sé, ma comunque mi pare che glielo abbiano chiesto diverse volte e abbia escluso in modo chiaro e netto».

Marina Berlusconi: «Certi giudici nemici del Paese, non di mio padre o della premier Meloni. Trump? Perplessa da molte dichiarazioni»

LO STATO MAGGIORE

Sotto le volte della Galleria Alberto Sordi c’è la folla delle grandi occasioni. Ad accogliere la primogenita di Arcore un pezzo di stato maggiore di Forza Italia, dai capigruppo Paolo Barelli e Maurizio Gasparri a Licia Ronzulli, Giorgio Mulè, Francesco Sisto, da Milano Letizia Moratti. Antonio Tajani, il leader, assente giustificato, per il G7 Sviluppo a Pescara. Gli altri onorevoli restano in disparte, qualcuno piccato per il mancato invito al grande evento. C’è soprattutto la guardia d’onore di Berlusconi Silvio, gli uomini che hanno seguito il Cav nella sua epopea politica. E allora ecco Gianni Letta attendere Madame Berlusconi all’entrata, seguito dal presidente di Fininvest Fedele Confalonieri. «Marina in campo? All’ora giusta, al dodicesimo battito, aspettate e vedrete» dice chissà quanto seriamente ai cronisti “Fidel”. E ancora: «Se farà politica lei o Piersilvio? Fate pari o dispari..».

Paolo Berlusconi, fratello del patron di Forza Italia a lungo editore, non vuole saperne: «Sono le solite strumentalizzazioni dei giornalisti..». Poteva mancare Marcello Dell’Utri, braccio destro del Cav dai tempi di Fininvest, condannato e ora tornato sulla scena pubblica? Ovviamente no. «Se sono tornate le toghe rosse? Perché, se ne erano andate?». Marina intanto parla, affronta il plotone di microfoni. Fra una settimana è attesa al Quirinale, Sergio Mattarella la nominerà “Cavaliera” del lavoro. Qui e lì qualche distinguo. Resta cauta sul vero nodo scoperto, la tassa sugli extraprofitti delle banche che un anno fa scavò un solco tra la famiglia Berlusconi e il governo e quest’anno si è ripresentata in Manovra ma in forma light, come «contributo volontario» da tre miliardi.

Dice Marina: «Trovo demagogica e anche dannosa per il mercato la logica della tassazione degli extraprofitti». Salvo poi allungare un ramoscello d’ulivo. Il contributo chiesto alle banche da Giorgetti, dice, «lo trovo condivisibile e di buon senso, tutela la credibilità del nostro sistema creditizio, condivido la decisione di destinare le risorse a un settore come la sanità». Capitolo diritti, alto nodo intricato. L’ultima volta Lady Berlusconi si era detta «più vicina alla sinistra» sul tema. Ora corregge il tiro, «non è un tema nè di destra né di sinistra» ma «di civiltà e umanità». Si dice contraria alla maternità surrogata, ora “reato universale”, ma avvisa comunque: «L’evoluzione non deve fermarsi».

C’è spazio per affacciarsi sul voto americano. Trump o Harris? «Sono sempre stata filo-repubblicana ma certe dichiarazioni di Trump mi lasciano perplessa, se votassi sarei in difficoltà». Tra le righe un pensiero al padre: «Mi manca la sua carezza ogni giorno, le sue telefonate...». Attorno camerieri in livrea portano tartine e flutes alla platea d’eccezione. Non mancano i ministri, da Elisabetta Casellati a Nello Musumeci e Paolo Zangrillo. Carlo Nordio, il Guardasigilli, parla con i cronisti appoggiato a uno scaffale di libri nuovo di zecca. «Sapete che ho scritto due romanzi? Ne vado molto fiero». Uno, “Overlord”, è sullo sbarco in Normandia, la guerra e gli alleati. In un’altra guerra, quella alle toghe “di sinistra”, il governo ha trovato un’alleata di ferro.

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