Nessuna parola. A parte il «no, non voglio» in risposta alla giudice per le indagini preliminari Domenica Gambardella che le aveva chiesto se almeno volesse vedere una foto della sua bambina, che lei ha partorito seduta sul water tentando poi di disfarsene, tirando più volte lo sciacquone. È stata tutta qui, ed è racchiusa nella sua scelta di avvalersi della facoltà di non rispondere, l’udienza di convalida del fermo di Melissa Machado Russo, la 29enne italo-brasiliana, residente in Puglia, accusata di omicidio volontario aggravato perché commesso nei confronti del proprio discendente.
Un’accusa che ha portato il gip Gambardella a convalidare il fermo e, come chiesto dal sostituto procuratore Sergio Dini, firmare un’ordinanza nella quale disporre per la donna gli arresti domiciliari a casa dei genitori, in provincia di Bari. Intanto si allarga il secondo corno dell’inchiesta, quello per verificare l’attività reale all’interno del Serale Club nella cui foresteria, all’alba di martedì, è avvenuto l’omicidio della neonata: il pm Dini ha iscritto per sfruttamento della prostituzione i due nuovi gestori del locale, un cittadino cinese e uno romeno.
Il tribunale
L’udienza è iniziata puntuale, alle 10.10, ma si è conclusa quasi subito: Melissa, che nell’ambiente dei locali sexy si faceva chiamare “Mel”, ha preferito non rispondere alle domande del giudice, ribadendo che non aveva alcuna intenzione di vedere le fotografie della sua bambina recuperata dai medici del Suem e lavata. La sua è una rimozione totale di quanto accaduto attorno alle 3.30 di martedì mattina e il comportamento avuto in udienza fa il paio con le frasi che la donna ha continuato a dire in ospedale, dov’è rimasta piantonata da martedì sera fino a ieri.
«Cosa ci faccio qui» e ancora «non ho avuto nessuna gravidanza quindi non ho ucciso nessuno» per poi chiedere di «chiamare mia mamma, che mi venga a prendere e mi porti via da qui».
La decisione del gip di accogliere la richiesta della procura è arrivata dopo quasi quattro ore di attesa.
L'ordinanza
Riconoscendo il pericolo di fuga, di reiterazione del reato e di inquinare il quadro probatorio messo insieme dalla procura, il gip ha ricostruito la nottata dell’orrore ricalcando il solco tracciato dal pm nel suo decreto di fermo, dal parto da sola in bagno nella foresteria del locale, al tentativo di liberarsi della bambina uccidendola tirando lo sciacquone, alla chiamata delle amiche e dei gestori, fino alla telefonata di una delle ballerine – un’ora dopo – al Suem118 che dava inizio allo svelamento della tragedia.
Le indagini
In attesa dei risultati dell’autopsia sul corpo della neonata, che secondo il Suem è nata viva al nono mese, formata ed è morta annegata, per la 29enne italo-brasiliana potrebbe aprirsi la strada della consulenza psichiatrica chiesta dalla procura stessa con l’obiettivo di definire lo stato di salute mentale di Russo Machado, non solo durante le ore di martedì. Mentre sembra defilarsi il ruolo delle altre tre persone corse in aiuto della 29enne subito dopo il parto: quando sono arrivate, per la bambina non c’era più nulla da fare e l’ora passata a traccheggiare (tra sali e scendi dalla foresteria al locale, passeggiate in piazzale, conciliaboli convulsi sulla porta come ripreso dalle telecamere di sicurezza) sarebbe dovuta più allo spavento che ad altro.
Prende invece più piede il capitolo dello sfruttamento della prostituzione nel Serale Club, dove anche Melissa lavorava da qualche mese. Ieri i due nuovi gestori sono stati indagati.