Accanto a Kiev, a prescindere da Donald Trump. Con Elon Musk, al di là delle posizioni sull’Italia. A difesa del sottosegretario Andrea Delmastro, nonostante sia di nuovo al centro delle polemiche. E assieme agli alleati di governo, per quanto la sconfitta Umbra rischi di pesare sugli equilibri del centrodestra.
Parlando con i giornalisti appostati davanti all’hotel Miramar, a cui concede una ventina di minuti prima dell’inizio dei lavori della seconda giornata del G20, Giorgia Meloni non si sbilancia. Ad esempio, nell’evidente consapevolezza di trovarsi davanti ad un summit interlocutorio, la premier si limita a rimarcare la posizione italiana sul conflitto in Ucraina («Finché c’è guerra saremo al loro fianco»), predicando calma sulle ipotesi di disimpegno Usa con l’approdo del Tycoon alla Casa Bianca perché la priorità è «non divaricare il fronte occidentale».
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Meloni al G20
Uno schieramento che è minacciato anche dagli annunciati dazi a stelle e strisce.
Anche in questo caso però Meloni non punta il dito contro Trump ma pressa l’Ue invitandola «ad avere più coraggio». Il mirino è insomma rivolto verso il fronte interno nella consapevolezza che con l’amministrazione di The Donald si proverà a costruire un ponte. Ponte che potrebbe anche avere il nome di Elon Musk. Non a caso Meloni non affonda il colpo nei confronti del multimiliardario finito al centro di una polemica con Sergio Mattarella. Alla vigilia della sua visita a Buenos Aires, dall’ultra-trumpiano Milei, la premier non si schiera ma a chi chiede dello scontro ribadisce solamente di essere «sempre contenta» quando viene difesa la sovranità, punto «più difficile» da tenere rispetto «ad andare su Marte». Il mirino si sposta quindi sulla sinistra, rea di non comprendere che l’importanza del patron di SpaceX.
IL FRONTE INTERNO
In tutta evidenza le quattordici ore di volo che separano Roma dal Sudamerica non allontanano troppo Meloni da polemiche e sconfitte italiane. «I cittadini hanno sempre ragione» dice una premier «dispiaciuta» e pronta a fare «delle valutazioni» all’interno del centrodestra parlando dell’Umbria. «Non vincere sempre aiuta a mantenere i piedi per terra». Il faro finisce soprattutto puntato sui casi Valditara e Delmastro, difendendo entrambi. Al ministro che ha negato l’esistenza del patriarcato e addossato l’aumento della violenza di genere alla presenza di più migranti, Meloni dà una parziale copertura spiegando come «ci sono dati che parlano di un’incidenza significativa dell’immigrazione irregolare di massa».
E lo fa, per di più, proprio nei minuti in cui Mattarella dall’assemblea di Confesercenti in cui ha parlato dell’immigrazione come un «potente fattore di sicurezza». Infine rispetto al sottosegretario alla Giustizia finito nel ciclone delle polemiche per aver detto di provare una «intima gioia» nel «non lasciar respirare chi sta dietro al vetro» del 41bis. Concetti su cui, per concludere, Meloni ribalta l’indignazione e dà una personale interpretazione delle parole di Delmastro: «Lui ha detto che gode nel vedere non respirare la mafia» e non i detenuti, «se questo vi scandalizza… ne prendo atto».