E' entrata nel porto di Bari la motovedetta della guardia costiera italiana con a bordo i 12 migranti provenienti dal centro italiano di permanenza per il rimpatrio di Gjader per i quali è stato disposto il rientro in Italia dopo che il tribunale di Roma non ha convalidato il loro trattenimento all'interno del centro. La motovedetta è partita dall'Albania questa mattina attorno alle 9.30. Dopo lo sbarco i migranti, 7 bengalesi e 5 egiziani, saranno portati nel Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Bari. La motovedetta è stata scortata in porto da altri due mezzi della guardia costiera e della guardia di finanza e sta attraccando in questi minuti al molo 31 del porto di Bari. I giornalisti possono seguire le operazioni a distanza, dagli uffici del terminal crociere che sovrasta l'area, messi a disposizione dell'Autorità portuale. A terra, ad attendere lo sbarco dei migranti che comincerà non appena finite le operazioni di attracco, ci sono poche auto della polizia.
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Verso decreto legge in Cdm
Un decreto legge da varare lunedì in Consiglio dei ministri, quindi operativo dall'indomani.
Questo, confermano fonti dell'esecutivo, il veicolo normativo a cui si lavora per la «soluzione» di cui ha parlato ieri la premier Giorgia Meloni dopo la decisione del Tribunale di Roma che non ha convalidato il trattenimento dei migranti all'interno del centro italiano di permanenza per il rimpatrio di Gjader in Albania. Il decreto legge, si apprende, dovrebbe tra l'altro rendere norma primaria l'indicazione dei Paesi sicuri, e non più secondaria, come è invece il decreto del ministro degli Esteri, di concerto con quelli di Interno e Giustizia, con cui finora è stato annualmente aggiornato l'elenco.
Le reazioni
Il caso Albania scuote il governo. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio parlando con i giornalisti, a margine di un convegno a Palermo, ha detto: «La reazione della politica non è stata contro la magistratura ma contro il merito di questa sentenza. Non è una polemica contro la magistratura ma contro un tipo di sentenza che non solo non condividiamo ma riteniamo addirittura abnorme. Non può essere la magistratura a definire uno Stato più o meno sicuro, è una decisione di alta politica. Queste decisioni inoltre rischiano di creare degli incidenti diplomatici perché definire non sicuro un Paese amico come il Marocco può anche creare dei problemi. Se noi ritenessimo che non sono sicuri Paesi dove vigono regole che noi abbiamo ripudiato, come la pena di morte, allora neanche gli Stati Uniti sarebbero un Paese sicuro. Oppure dove vigono le pene corporali. Allora questi Paesi dovrebbero essere espulsi dalle Nazioni Unite. Queste sono questioni di alta politica che non possono, non devono e non saranno lasciate alla magistratura. Prenderemo provvedimenti legislativi».
Salvini mobilita la Lega
Dura presa di posizione anche nella Lega. «Questa mattina Matteo Salvini ha convocato con massima urgenza un Consiglio federale della Lega dopo «l'attacco all'Italia e agli italiani sferrato da una parte di magistratura politicizzata», si legge in una nota del Carroccio in riferimento al provvedimento sul caso Albania e al processo. Open Arms. «Nei prossimi giorni - prosegue la nota - la Lega presenterà nei comuni italiani mozioni per ribadire la necessità di difendere i confini, mentre sabato 14 dicembre e domenica 15 dicembre ci saranno gazebo in tutte le città italiane in vista della sentenza Open Arms in agenda a Palermo il giorno 20 dicembre. Per Salvini, «chi impedisce di difendere i confini mette in pericolo il Paese». «I centri per i rimpatri sono fondamentali per espellere i clandestini. Non sono centri aperti, sono centri chiusi, quindi ne vorrei uno sotto casa mia, perché il problema è che se io prendo un clandestino oggi e non ho un centro per le espulsioni lo devo lasciare uscire dopo un quarto d'ora», ha detto poi il vicepremier e ministro di Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini, questa mattina in visita a Imperia a sostegno della candidatura alla presidenza della Regione di Marco Bucci. «Assolutamente sì, - ha risposto a chi gli ha chiesto se fosse d'accordo - anzi in ogni regione italiana ci vorrebbe un centro per le espulsioni».