Il Napoli sembra non conoscere mezze misure: da bunker inespugnabile a difesa gruviera non possono però bastare e passare appena 90’ (sebbene da incubo) per gettare alle ortiche quanto di buono la squadra - ed il suo pacchetto arretrato - avevano fatto fino ad ieri. Ma certo prendere tre reti tutte d’un fiato da parte di quella che fino alla gara con l’Atalanta era la difesa meno battuta d’Italia e d’Europa (insieme al Lipsia) deve comunque far riflettere. Soprattutto se si considera che Di Lorenzo e compagni avevano inanellato qualcosa come sette clean sheet nelle prime 10 giornate di campionato, subendo al Maradona appena due reti in 5 partite giocate a Fuorigrotta (una su rigore da Bonny del Parma e l’altra da fuori area di Strefezza del Como).
Tre reti tutte d’un fiato poi erano arrivate soltanto nel match d’esordio in campionato, nella sciagurata trasferta di Verona contro l’Hellas al Bentegodi ad agosto scorso. Da quel momento, però, Conte aveva registrato la difesa e la squadra aveva chiuso a chiave - quasi blindato - la porta di Meret. Fino a ieri. Fino a quando la Dea non è tornata al Maradona. Gli azzurri hanno sofferto terribilmente la qualità e la fisicità dell’Atalanta. La strategia di Gasperini poi ha fatto il resto. Il tecnico degli orobici ha tenuto a riposo Retegui (al suo posto De Ketelaere), favorendo le incursioni di Pasalic e sopratutto di Lookman piazzandosi con il 3-4-2-1 come modulo di riferimento. I due sono stati bravi ad aprire le maglie della difesa, con la collaborazione di De Ketelaere, riuscendo a fare breccia nel fortino azzurro con un micidiale uno-due siglato proprio dal nigeriano. Nel giro di mezzora, infatti, Lookman ha innescato la doppietta, il Napoli è andato al tappeto e la difesa ha perso solidità e certezze.
Di Lorenzo è incappato in una giornataccia, Olivera pure, Meret ha le sue responsabilità un po’ come quasi tutto il pacchetto arretrato, del resto. Anche la coppia di centrali Rrahmani-Buongiorno avrebbe potuto fare (molto) di più. Così come tutta la squadra del resto. Proprio Alessandro Buongiorno non accampa scuse, ma con grande onestà intellettuale riconosce pure la forza dell’avversario. «Sicuramente potevamo fare meglio la fase difensiva - ha confessato ieri l’ex Toro - Ma c'è anche un avversario e dobbiamo tenere conto anche di quello». Il 25enne giocatore passato quest’estate al Napoli e fortemente voluto da Conte per rinforzare gli argini in difesa prova a riavovlgere il nastro della partita. «Sapevamo che sarebbe stata una partita difficile: l’Atalanta ha giocatori fortissimi che ti possono fare male». una pausa e aggiunge.
«I loro tanti movimenti e il loro smarcarsi senza palla ci ha creato difficoltà, ma c'è stata anche un po' di sfortuna: se pareggiavamo subito con McTominay diventa un’altra partita. Purtroppo non ci siamo riusciti e poi è arrivato anche il secondo gol ed è diventato tutto più difficile». Quello che preoccupa è stata la confusione e la poca concretezza manifestate dalla squadra ieri con la Dea. «Ci sono gli avversari che ti studiano e difendono - replica Buonguiorno - Alle volte le giocate ti riescono meglio e altre meno bene: abbiamo cercato di metterli in difficoltà, ma purtroppo non siamo riusciti a concretizzare. Fa parte del percorso, ci sta commettere degli errori. Dobbiamo lavorare e migliorare». All’orizzonte un altro big match. La super sfida di domenica prossima a San Siro contro i campioni d’Italia dell’Inter. Sotto questo aspetto Buongiorno suona letteralmente la carica. Al Meazza, il Napoli cercherà un immediato riscatto. «Non ci deve essere alcun timore nei confronti dell’Inter - ha tuonato il difensore - dobbiamo subito alzare la testa, lavorare e andare a Milano per vincere la partita. Dobbiamo andare a San Siro domenica con la voglia, la fame e la consapevolezza di vincere l’incontro».