Torna la paura al Mercato: poco prima dell’alba di ieri un nuovo raid armato, con una “stesa” messa a segno da giovani che hanno esploso numerosi colpi d’arma da fuoco in strada, a pochi metri da piazza Sant’Eligio. Nessun ferito, ma dopo questo ennesimo episodio di violenza un intero quartiere ripiomba nel terrore. Una sequenza di cinque-sei colpi d’arma da fuoco probabilmente per intimorire qualcuno e per far sentire la presenza di un’altra banda.
Ma c’è di più. Chi ha esploso colpi di pistola in aria ha premuto il grilletto non lontano dall’abitazione di uno dei due ragazzini iscritti nel registro degli indagati dalla Procura per i minori di Napoli nell’ambito delle indagini sull’omicidio di Emanuele Tufano. Il 15enne del Rione Sanità venne assassinato in una traversa del corso Umberto, e le indagini della Squadra Mobile si indirizzarono subito verso una pista precisa: quella che porta alle rivalità tra gang di giovanissimi che girano armati e che si sono dichiarate guerra. Uno scenario da brividi.
Gli appelli
Da un lato le “paranze” dei ragazzini del Mercato e delle Case Nuove, già imbevuti di un’assurda cultura di violenza e disprezzo della vita; dall’altro le bande di giovanissimi della Sanità.
E dopo questo nuovo raid, tra i residenti del Mercato, oltre alla paura, inizia a serpeggiare un sentimento di scontento e di dichiarata protesta verso la sicurezza che non c’è: nei gruppi delle mamme di alcuni studenti di scuola elementare e media tanti i messaggi che invocano più presenza di forze dell’ordine, magari anche con l’istituzione di un “corpo fisso” per dissuadere i baby criminali da nuove azioni armate. «Abbiamo paura anche di accompagnare i nostri bambini a scuola - dicono - e vogliamo vedere più poliziotti e carabinieri. La nostra vita qui è diventata una scommessa quotidiana». Netta anche la posizione di Gianfranco Wurzburger, presidente di Assogioca: «Vogliamo lanciare ancora una volta un grido d’allarme rispetto ad una situazione sempre più preoccupante e pericolosa. Il clima è incandescente, i genitori dei ragazzi che quotidianamente accompagniamo sono terrorizzati: ora le istituzioni devono fare la loro parte con interventi concreti».