Ogni anno 200mila italiani all’estero per curare i denti, i medici: “Tempi ristretti e diagnosi sbrigative”

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19 Novembre 2024 06:01

Secondo il report Osservatorio Compass sul turismo odontoiatrico, sono almeno 200mila gli italiani che vanno all’estero a farsi curare i denti. La vicenda di Simone Del Vecchio, da 8 mesi in ospedale per l’asportazione di 20 denti in Albania, è solo la punta dell’iceberg. Come riporta Raffaele Iandolo, presidente della Commissione Albo Odontoiatri, vengono perlopiù installate “protesi provvisorie e non definitive che portano a guarigioni inadeguate e a complicanze biologiche”

Immagine di repertorio di una visita dentistica

Immagine di repertorio di una visita dentistica

I numeri si rincorrono. Il fenomeno del turismo dentale c'è, eccome. Sono all'incirca 200 mila gli italiani che ogni anno si curano i denti all'estero. Uno su quattro sceglie l'Albania ma nella lista figurano anche Croazia, Romania e Turchia. E il trend è in crescita, come evidenzia il report Osservatorio Compass sul turismo odontoiatrico.

La vicenda di Simone Del Vecchio, 37enne di Barletta ricoverato da 8 mesi dopo l'asportazione di 20 denti in Albania, è la punta dell'iceberg di una tendenza che assorbe ricostruzioni protesiche, cure e impiantistica concentrate in viaggi di pochi giorni, massimo una decina. Il 36% degli italiani sarebbe propenso ad andare oltre confine per protesi, impianti e terapie parodontali.

Addirittura, il 77% di chi ha già provato l'esperienza è disposto a rifarla. Come mai? C'è chi addita i costi assai più bassi rispetto a quelli degli studi italiani, perfino tre volte più bassi. Su alcuni siti si legge "prezzi tra il 50 e il 70% più bassi grazie al basso costo della vita, costi del personale e alla bassa tassazione".

"Il risparmio reale è poca roba", le parole di Raffaele Iandolo a Fanpage.it

Tuttavia, secondo il presidente della Commissione Albo Odontoiatri (Cao), Raffaele Iandolo, "se aggiungiamo i costi di viaggio e dell'alloggio, il risparmio reale è poca roba". E, come spiega a Fanpage.it, il punto è un altro: "Nessuna terapia odontoiatrica moderna dura soli due o tre giorni. I tempi così velocizzati e ristretti, legati alla compressione della spesa del paziente, portano a diagnosi sbrigative, false patologie e alla rimozione di denti salvabili con conseguenze biologiche serie".

Raffaele Iandolo, presidente della Commissione Albo Odontoiatri (Cao)

Raffaele Iandolo, presidente della Commissione Albo Odontoiatri (Cao)

Iandolo, inoltre, analizza a fondo il fenomeno: "Solo una piccola percentuale di coloro che vanno all'estero possono ricevere trattamenti con durate così brevi – sostiene -. Spesso e volentieri vengono estratti denti a decine, come nel caso di Del Vecchio, e vengono sostituiti con impianti che poi necessitano di ulteriori visite, conservazione e controlli di mantenimento".

Il grattacapo, sottolineato dall'Osservatorio Compass, è che un caso su tre poi vede la comparsa di problemi successivi al rientro in Italia, rendendo così necessario un ulteriore intervento entro 3 o 6 mesi e vanificando sia le cure sia le gite. A detta del presidente di Cao, il perché è da imputare all'adozione di "protesi create con le impronte dentali raccolte direttamente sul letto chirurgico, provvisorie e non definitive".

Quali sono i rischi di protesi e cure dentali all'estero

Quali sono i rischi? "Senza protesi di precisione si possono generare suture e sanguinamenti – continua Iandolo -. Quelle provvisorie che vengono applicate come definitive, per quanto abbiano un impatto estetico, non si sposano bene con i tessuti, non portando così a un'adeguata guarigione e a complicanze biologiche".

Osservazioni confermate qualche mese fa da Francesco Cairo, presidente della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia e professore di Parodontologia all'Università di Firenze: "Le protesi sono spesso compressive delle mucose o imprecise, perché non si lascia il tempo di guarigione biologica ai tessuti ossei e gengivali. Anche la visita si limita all’invio di una lastra, mentre la pianificazione di un piano terapeutico, richiede una anamnesi approfondita del paziente per una appropriata conoscenza delle sue condizioni cliniche".

Altre due le questioni che Iandolo mette sotto i riflettori. La prima si riferisce alle "pubblicità sui social network, di cui non abbiamo il controllo ed è fondamentale verificare la veridicità e la trasparenza". Mentre la seconda è relativa "ai requisiti minimi di sicurezza, organizzativi e clinici": "In Italia esistono molte più garanzie per i pazienti rispetto all'estero. In caso di insuccesso è più probabile che abbia luogo un risarcimento dei danni, a differenza di paesi in cui vengono tutelate le proprie strutture".

L'ambasciata italiana a Tirana: "Offerte non sempre sinonimo di qualità"

Da anni l'ambasciata italiana a Tirana è consapevole dell'"incremento del numero di connazionali che si recano in Albania per sottoporsi a cure dentali". Al punto da aver diramato una nota ufficiale a inizio 2023, dove mette sull'attenti e sottolinea di non disporre "di una lista di cliniche di riferimento": "L'offerta di cliniche private che offrono questo tipo di servizi è vasta e spesso includono trasporto ed hotel – si legge -. Non sempre le offerte corrispondono a standard di qualità pienamente soddisfacenti".

Iandolo evidenzia che "è in essere un tavolo tecnico che si occupa del fenomeno. Come Commissione registriamo l'esistenza del fenomeno da anni e ho partecipato personalmente a incontri online, coordinati dall'ambasciata italiana a Tirana, con autorità locali del ministero della Salute". E aggiunge: "Abbiamo un rapporto collaborativo con i Nas, soprattutto nelle regioni di frontiera come la Puglia, dove la problematicità è particolarmente presente".

Caggiula: "Un mercato senza regole"

Sul turismo dentale all'estero si è anche sbilanciato anche il presidente della Commissione Albo Odontoiatri dell'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Lecce, Salvatore Caggiula. Durante la tavola rotonda di sabato 14 settembre dal titolo "Turismo dentale e protezione del paziente: verso una normativa italiana", tenuta a Gallipoli, quest'ultimo ha affermato che il fenomeno è, tra i tanti motivi, esito di "un mercato globale privo di regole".

Ma il tasto dolente, ha sostenuto, è riferito ai "casi di overtreatment e malpractice, conseguenze di campagne pubblicitarie ingannevoli e carenti". Per l'avvocato Francesco Zacheo, presidente dell'Associazione pazienti, peraltro, di fronte a un'operazione andata male, "procedere per vie legali per ottenere un risarcimento è molto difficoltoso".

L'allarme anche dei dentisti inglesi

Il fenomeno, tuttavia, non è solo italiano. Anche la British Dental Association ha cercato di inquadrarlo dentro le mura di casa. Intervistando oltre 1.000 dentisti, l'indagine del 2022 ha fatto emergere come il 95% di loro aveva trattato pazienti che si erano rivolti all'estero per cure dentali, di cui l'86% erano stati casi con complicazioni sviluppate in un secondo momento.

Per due terzi del campione, i costi per riparare i danni ammontano ad almeno 500 sterline; per oltre la metà, si superano le 1.000 sterline; il 20% parla di cifre superiori alle 5.000 sterline. Nel 40% dei casi il trattamento correttivo è passato dal servizio sanitario nazionale (Nhs). Anche per i dentisti britannici, comunque, "il turismo dentale è in aumento" in ragione di "costi più bassi", "la percezione di tempi di attesa più brevi" e "promozioni sui social media che pubblicizzano il sorriso ‘perfetto'".

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