Michela Vittoria Brambilla esulta e parla di una vera e propria “rivoluzione” chiesta a gran voce da tutti coloro che “reclamavano sanzioni più severe, più deterrenza” in difesa degli animali
Il codice penale si schiera sempre più in difesa degli animali. È stata approvata ieri alla Camera la proposta di legge della deputata Michela Vittoria Brambilla. Ora la palla passa al Senato per l’approvazione definitiva.
“Il testo aumenta le pene, sia detentive che pecuniarie, per i principali reati e illeciti a danno degli animali: l’uccisione, il maltrattamento, l’organizzazione di combattimenti”, ricorda la deputata di Noi moderati che parla di una vera e propria “rivoluzione” chiesta a gran voce da tutti coloro che“reclamavano sanzioni più severe, più deterrenza”. La novità più rilevante è che la rubrica del titolo IX bis del Codice penale cambia denominazione passando. Da oggi non sarà più “Dei delitti contro il sentimento dell’uomo per gli animali”, ma “Dei delitti contro gli animali”. In sostanza, ad essere tutelato non è più il sentimento dell’uomo ma l’animale stesso. La pena per chi uccide un animale (art. 544-bis c.p.) aumenta, dunque, da un minimo di quattro mesi di reclusione e un massimo di due anni a un minimo di sei mesi a un massimo di tre anni, a cui si aggiunge una multa che andrà dai 5 mila a 30 mila euro. Se l’assassinio è commesso causando volutamente altre sofferenze all’animale vi è un aggravio ulteriore di pena. Anche il solo maltrattamento degli animali (art. 544-ter c.p.) è punito con maggior severità rispetto a prima: si passa da un minimo di tre mesi e un massimo di diciotto a un minimo di sei mesi e un massimo di due anni di carcere, accompagnati da una multa che va dai 5 mila ai 30 mila euro e che oggi è un’alternativa al carcere. La norma prevede, inoltre, un aumento delle pene pecuniarie per chi organizza spettacoli con sevizie che possono arrivare sino a 30mila euro, mentre chi organizza combattimenti illegali tra animali rischia da due a quattro anni di carcere. Il reato di uccisione o danneggiamento degli animali altrui (art. 638 c.p.) diventa perseguibile d’ufficio e la pena prevista passa da sei mesi a un anno nel minimo e da un anno a quattro anni nel massimo. Ma non solo. Un ordine del giorno chiede di introdurre anche una multa da 10 mila a 60 mila euro. Con l’articolo 544-septies si prevedono anche nuove aggravanti per tutti questi reati nel caso in cui i crimini siano commessi davanti a minori oppure se le vittime sono più animali e se il reato viene diffuso in rete. Il divieto di tenere il cane legato alla catena non è più stabilito da norme regionali, ma da una legge nazionale ed è sanzionato con una multa che va da 500 a 5 mila euro. In caso di abbandono e detenzione in condizioni incompatibili, l’art. 727 stabilisce un aumento delle pene pecuniarie da un minimo di mille a 5 mila con un massimo di 10mila. Anche il nuovo codice della strada prevede un aumento di pena fino a un terzo quando l'abbandono avviene su strada o nelle pertinenze e questo comporta un ulteriore aggravio della sanzione.
“Questo è il cambiamento che in molti attendevano, credo che se ne coglierà presto la portata", sottolinea Brambilla che aggiunge: "Alla percezione di sostanziale impunità, che accompagna chi commette crimini contro gli animali, corrisponde un sentimento di profonda indignazione in ampi settori dell’opinione pubblica, di tutti gli orientamenti politici e culturali, un sentimento che non era e non è possibile ignorare". La deputata che combatte ormai da quattro legislature per i diritti degli animali manda quindi un messaggio chiaro "a chi invece sogna l’impunità solo perché le vittime sono animali e non possono neanche parlare" e dice: "Continui a sognare o si trasferisca in un altro Paese, perché qui per l’impunità non c’è spazio”.