Napoli è sotto choc, l’omicidio del quindicenne ha aperto uno squarcio nella serenità di una città nella quale l’entusiasmo per la crescita turistica e imprenditoriale ha contribuito a occultare la questione della violenza giovanile. C’è un punto sul quale si focalizzano praticamente tutte le reazioni, è quello della necessità di recuperare un rapporto con i ragazzi che vivono d’abbandono e di miti falsi.
Daniele Anzalone, frontman degli ‘A67 è uno che sa cosa vuol dire lottare per emergere, e sa pure che i ragazzi vanno sostenuti, altrimenti non sanno quale strada prendere: «Forse è arrivato il momento di mettere da parte la cartolina della Napoli felice e travolta dai turisti, forse bisogna cominciare a dare il peso giusto ad eventi come il “pulcinella” di piazza Municipio. Questa città deve concentrarsi sui ragazzi, che rappresentano il futuro. Chi pensa oggi ai giovani? Quali sono i progetti in campo per sostenerli nella loro crescita, per allontanarli dai cattivi maestri? Non voglio apparire qualunquista, però è necessario un progetto che arrivi dall’alto e coinvolga tutta la città per convogliare sui ragazzi l’attenzione della quale hanno bisogno».
Sulla stessa linea Gianfranco Wurzburger, presidente di Assogioca, l’associazione che, da sempre, si occupa di minori a rischio: «Siamo scoraggiati come educatori, come genitori, come volontari: probabilmente questi ragazzi sono passati nei nostri locali di piazza Mercato, nei nostri laboratori; hanno ascoltato le nostre parole. Perciò, se ancora avvengono questi episodi, ci sembra di aver fallito. Non so quante volte abbiamo denunciato che tanti ragazzi minorenni che si avvicinano alla nostra associazione girano armati - Wurzburger conosce bene il tema - agiscono in branco con comportamenti incivili, restano in piazza Mercato fino a notte inoltrata a girare a vuoto con i loro scooter. Ecco perché facciamo un altro appello alle istituzioni: investite sulla formazione, investite sulla cultura, investite sulla scuola. Non sarà la videosorveglianza a salvarci, ma solo la prevenzione»
Condivide l’editore Diego Guida: «Solo la scuola può contribuire a fermare questa deriva. Spesso le famiglie sono distratte o impegnate in altro, così gli unici punti di riferimento adulti per i ragazzi sono i professori. So bene che si impegnano con vigore per indirizzare gli studenti sulla strada giusta, ma forse è necessario che all’impegno dei docenti si aggiungano altre forme di sostegno».
Severa e decisa Gianna Mazzarella, presidente della sezione turismo dell’Unione Industriali di Napoli: «Non è possibile affidare il recupero dei giovani ad azioni singole di associazioni o gruppi. Anche noi come Giovani Industriali mettiamo in campo tante iniziative, ma restano isolate. Occorre un’unica organizzazione di base per mettere in campo un progetto complessivo che riunisca tutte le forze attive e le convogli verso progetti ampi di recupero dei ragazzi a rischio. Forse avvicinarli al mondo del lavoro potrebbe essere utile: scoprirebbero che con l’impegno si può arrivare lontano mentre con la violenza non si va da nessuna parte».
I promotori del “Comitato anticamorra” Sandro Ruotolo, Paolo Siani, Roberto Fico, Maurizio de Giovanni, Isaia Sales, Gennaro Pagano, Carmela Manco, Nino Daniele e Antonio Iazzetta, hanno diffuso una nota: «Le parole e le buone intenzioni non servono più. Di fronte alla morte di un quindicenne ucciso come un boss della camorra servono azioni concrete che mettano insieme prevenzione e repressione lasciando da parte operazioni utili solo a fare propaganda».
Il presidente della Fondazione Campania Welfare, Antonio Marciano, è attonito: «Questo ennesimo fatto di cronaca, ci racconta di una generazione di minorenni che vivono e crescono al di fuori e oltre qualsiasi vincolo di rispetto delle più elementari forme di civile e pacifica convivenza. Siamo di fronte a minorenni che conoscono l'uso della violenza omicida come l'unica scala di valori e di successo per la propria esistenza. Ritorna sicuramente il bisogno di maggior presidio delle nostre città per affermare e difendere il diritto alla sicurezza dei cittadini anche con pene esemplari, ma serve ancora di più investire sulle agenzie educative, sui percorsi di formazione e di crescita, sulle prospettive di lavoro certo per rafforzare gli argini tra la bellezza ed il male».
La presidente napoletana dell’Associazione Nazionale Magistrati, Cristina Curatoli, è intervenuta sull’argomento a margine di un convegno sui beni confiscati alla camorra: «Dobbiamo porre tutte le nostre energie su questo tipo di episodi. Bisogna lavorare molto e soprattutto sui giovani. Infondere loro il senso di legalità facendo comprendere loro che non è solo un concetto astratto ma concreto, sul quale bisogna lavorare quotidianamente».
Laconico Antonio Bassolino che, sui social, ha commentato: «Attenzione, e guai ad abbassare la guardia: la camorra è il nostro principale nemico».