C'è una terra protagonista alla Buchmesse, la fiera del libro di Francoforte, conclusa ieri. La manifestazione aveva l'Italia come Paese ospite d'onore dell'edizione, ma il centro dell'attenzione se lo sono presi Napoli e la Campania. Oltre al rilievo dato agli scrittori partenopei, tra cui Maurizio de Giovanni ed Erri De Luca che hanno tenuto interventi seguitissimi, e i quattro volumi di Fabrizia Ramondino acquistati durante la fiera dal marchio New Directions per il mercato statunitense, un vero successo di pubblico ben 40mila visitatori, i quattro quinti di quelli totali in fiera è stato registrato dalla mostra «Sotto un cielo antico. Pompei fra passato e presente».
A cura del direttore generale dei musei Massimo Osanna, insieme a Maria Luisa Catoni e Luigi Gallo, è stata inaugurata alla presenza del ministro della Cultura Alessandro Giuli, della ministra di stato della Cultura tedesca Claudia Roth, del commissario straordinario alla Buchmesse Mauro Mazza e di Stefano Boeri che, con lo studio Stefano Boeri Interiors, ne ha progettato l'allestimento.
«Sotto un cielo antico. Pompei fra passato e presente»
L'esposizione si è basata su un tributo all'eredità culturale di Pompei e al suo impatto sulla storia dell'arte, della cultura e del pensiero europeo.
La mostra trae ispirazione dal viaggio di Johann Wolfgang von Goethe in Italia, iniziato nel settembre del 1786 e rappresentato dal celebre ritratto realizzato da Wilhelm Tischbein, attualmente conservato nel museo di San Martino, che rappresenta il poeta in piedi di fronte al Golfo di Napoli, in un'immagine evocativa del profondo legame tra il paesaggio italiano e la cultura classica. Da qui parte un percorso a ritroso del tempo in cui si definisce il rapporto con le radici classiche, parte della costruzione dell'Europa.
È in questo contesto che, fin dalla sua riscoperta nel 1748, Pompei ha rappresentato un luogo di riferimento per l'archeologia moderna, facendo emergere non solo i resti di una città ricca e fiorente, ma anche una nuova sensibilità verso l'arte antica, affermandosi poi come una tappa fondamentale del Grand Tour.
La storia di Pompei è evocata in mostra da una selezione di pitture murali conservate al museo archeologico nazionale di Napoli, in cui il tema della lettura si unisce all'evocazione delle maschere teatrali e ai decori architettonici di quarto stile provenienti dalla Casa del Poeta Tragico; scoperta nel 1824, fra le più eleganti della città vesuviana, la domus divenne il modello di tante evocazioni neoantiche ed ambientazione del celebre romanzo di Bulwer-Lytton “Gli Ultimi giorni di Pompei”.
Parallelamente sono esposte nove incisioni di Francesco Piranesi, tratte dai disegni del padre Giovanni Battista. Conservate a Roma, nell'Istituto centrale per la grafica, le opere raccontano l'emozione che la riscoperta di Pompei ha suscitato nel XIX secolo. Le incisioni sono di grande impatto visivo e uniscono la rappresentazione delle rovine emerse dai lapilli con una narrazione romantica della fine della città, creando un continuo dialogo tra passato e presente.
Gli itinerari di Pompei
L'itinerario si conclude con una selezione di sei fotografie realizzate da Luigi Spina: realizzate in un momento di assoluto silenzio, dovuto alla chiusura del parco archeologico di Pompei durante la pandemia, le fotografie ritraggono la città avvolta nella luce naturale che crea un'atmosfera inedita di magia e suggestione.
Immagini che invitano i visitatori a riflettere sulla bellezza e la vulnerabilità di un sito che continua a rivelare la sua grandezza, ma anche a far riflettere sulla fragilità dell'uomo e dell'ambiente in cui viviamo.
Massimo Osanna sottolinea il ruolo che da secoli svolge Pompei nella cultura europea: «Pompei non è soltanto un sito unico al mondo, ma un protagonista indiscusso della scena continentale, un punto di riferimento per la ricerca archeologica, ma anche per la meditazione sull'Antico e sulla fragilità dell'esperienza umana di fronte all'indomita potenza della natura. La mostra “Sotto un cielo antico” si propone non solo di celebrare l'arte, l'archeologia e la storia di Pompei, ma anche di stimolare un dialogo tra epoche, invitando i visitatori a riflettere sul legame tra passato e presente e sull'importanza di preservare il patrimonio culturale per le generazioni future».
Osanna allarga poi il commento al retroterra greco e romano antico che caratterizza la cultura italiana e meridionale: «Oltre all'omaggio a Pompei, la mostra è dedicata all'eternità del classico, a quel passato greco e romano che è ancora con noi, condiziona ancora le nostre vite. Quindi attraverso le varie epoche raccontiamo anche l'eternità del mito: il punto di partenza non poteva che essere Goethe, dunque Pompei colta nella sua dimensione internazionale, nell'ambito della scoperta di queste eccezionali rovine; poi la celebrazione della sua scoperta e la sua fortuna internazionale. Infine la fase moderna, ritratta da Spina durante il Covid che con il suo obiettivo reinterpreta gli straordinari dipinti pompeiani».