Poteva andare meglio, ma anche peggio. Alla fine è stato un 2 a 1 per le opposizioni. Dopo la sconfitta in Liguria, la doppietta alle Regionali in Emilia Romagna e Umbria il centrosinistra l'ha messa a segno ieri mentre la premier Meloni era lontano, in Brasile, a Rio de Janeiro, dove è in corso il G20. Da qui la leader di FdI ha avuto comunque il tempo, a metà pomeriggio, di congratularsi con Michele De Pascale e Stefania Proietti per la vittoria rivolgendo loro «gli auguri di buon lavoro» nonostante «le differenze politiche» con l'auspicio «di una collaborazione costruttiva».
Un gesto di consueta sportività che nasconderebbe però, secondo i meglio informati, una leggera inquietudine.
Non si può parlare di allarme, i numeri d'altronde sono dalla parte del centrodestra, che ha vinto 12 regionali contro le appena 3 del centrosinistra da quando Meloni è a Chigi. A preoccupare però sarebbe l'emorragia di voti che in via della Scrofa non si può far a meno di constatare.
Regionali, la «riflessione» di Meloni dopo le sconfitte di ieri
A far vacillare le certezze di Meloni c'è un dato: la perdita per FdI alle Regionali di quasi una dozzina di punti percentuali rispetto a quanto ottenuto alle Europee di giugno. Le candidate in verità sembravano deboli già in partenza. In Emilia Romagna Elena Ugolini non è mai stata in partita, in Umbria Donatella Tesei è stata riproposta, o meglio imposta, dalla Lega tra mille incertezze. La premier sembra aver perso di vista i territori, o quantomeno questa è la sensazione che si registra dopo il voto.
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Certo, in via della Scrofa si sventola ancora la bandiera del difficile successo in Liguria, del tre a zero scampato con la vittoria di Marco Bucci. In parallelo, però, Meloni avrebbe già aperto «una riflessione» per comprendere subito cosa sia andato storto ieri: il Pd cresce nei numeri, la Lega scompare al centrosud. Occorre sedersi attorno a un tavolo, analizzare tutti i fattori. Non farsi trovare impreparati al 2025, quando al voto andranno tre Regioni oggi in mano al centrosinistra, Campania, Puglia e Toscana, e due governate dal centrodestra, Marche e Veneto.
L'auspicio in FdI è mantenere i territori già propri ed espugnare quelli avversari. Per farlo, però, serve una strategia. Da elaborare fin da subito, specie dopo le sconfitte di ieri. E la strategia del partito della premier, in breve, consisterebbe nel non accettare più a priori i candidati imposti dagli alleati di Lega e Forza Italia, quindi di ritrovare centralità negli equilibri interni alla coalizione di maggioranza.
Nello specifico, in Puglia e Toscana, le sfide più complesse, il piano è puntare su candidati civici, ancorati al territorio. Mentre Marche e Veneto, dove da anni troneggia la Lega con Luca Zaia, la premier li vorrebbe per sé. Una reazione forte, questa, che vede la presidente del Consiglio pronta a spingere per un rinnovamento e un nuovo approccio che realizzi quel «riequilibrio» regionale chiesto più e più volte agli alleati. Che ora, con le sconfitte di ieri ancora fresche, non possono far altro che ascoltare. Ma in futuro, ci si chiede, sarà ancora così?