«Roberto è morto ma è qui». Renato Zero a Perugia si commuove per il trentenne stroncato da un infarto tornando dal lavoro

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PERUGIA - «Roberto è qui. È morto a soli 30 anni, ma è qui. Perché in mezzo a noi ci sono gli angeli». Una frase, un passaggio in mezzo a note cantate a squarciagola da generazioni di sorcini. Un piccolo dono che Renato Zero ha fatto a un padre che gli ha toccato il cuore. Non tutti hanno colto l'omaggio, ma chi doveva capire ha capito. Con Zero, davanti a un PalaBarton sold out, che ha dimostrato la forza di essere un artista da cinquant'anni, un volto così familiare tanto da raccogliere il dolore di un padre incontrato per caso nei suoi due giorni perugini. Il dolore per un figlio che non c'è più, volato via a 30 anni per un malore, uscito di casa magari solo con un frettoloso «Ci vediamo a cena» e mai più rientrato.

LA STORIA

Una storia che ha talmente colpito Renato Zero da decidere di portarla, martedì sera nella prima delle due date perugine, davanti al pubblico del suo tour Autoritratto, parlando dei giovani. «Sono molto importanti», ha detto. Toccando il tema in diverse pause tra una canzone e un medley di successi senza tempo. Ribadendo come i giovani rappresentino il futuro: «È per questo che vanno incoraggiati, ma devono anche difendersi da una politica che non li rappresenta». E di giovani, appunto, stava parlando quando con poche parole ha tratteggiato il destino drammatico di Roberto Giacometti, morto due anni fa, stroncato da un infarto mentre tornava a casa dal lavoro. Zero non ha raccontato tutta la storia, lasciandola lì a galleggiare nell'applauso a quel padre incontrato prima del concerto. E secondo quanto appreso dal Messaggero il ricordo e l'omaggio sono stati proprio per quell'operaio, quel ragazzo con tutta la vita davanti, ucciso dal suo stesso cuore dopo una giornata di lavoro. Era ill 19 ottobre 2022 e Roberto Giacometti era alla guida della sua auto in superstrada, tra Ponte Felcino e Perugia. Lì, prima dell'uscita per Valfabbrica-Ancona, la vettura è volata fuori strada ed è finita nel fossato lungo quel tratto di E45, nei pressi di Lidarno. Immediata la richiesta e l'arrivo dei soccorsi, ma per il giovane non c'è stato niente da fare: secondo quanto si raccontò all'epoca, il suo cuore ha smesso di battere già prima dello schianto. E così un infarto lo ha portato via, all'improvviso, alla sua amata famiglia.
Una morte senza senso, vissuta attraverso il racconto di un papà conosciuto per caso. Un dipendente di un albergo che magari tra una colazione o un pranzo ha trovato davanti a sé il cuore di Zero. E con lui si è aperto per esorcizzare quel velo nero calato sulla sua famiglia. E tra le pieghe di questo incontro appena tratteggiato ai cinquemila del PalaBarton (altrettanti se ne sono registrati ieri sera, con i fan arrivati da tutta l’Umbria e anche da fuori regione che già dalle quattro del pomeriggio erano all’esterno del palasport per godersi l’attesa di un evento emozionante) emerge comunque la magia di due cuori che battono insieme. Di un padre sicuramente impeccabile come sempre sul lavoro - ma magari in questi giorni un po’ segnato dalla ricorrenza di quel maledetto giorno di due anni fa in cui il suo Roberto ha perso la vita - e di un artista così sensibile ed empatico da cogliere al volo quel velo negli occhi.

È bastata appena qualche parola scambiata nelle ore di relax che hanno preceduto la partenza per il PalaBarton (dove è arrivato alle 17.30 per curare nel dettaglio la scaletta e tutte le fasi del concerto) per aprire il cuore di Renato Zero. Un incontro tutt’altro che programmato e che proprio per questo ha evidenziato l’umanità di un artista che ha sentito la necessità di dedicare qualche minuto a un padre con il cuore spaccato. Che ha così confidato al cantante il suo dolore, come si fa con un amico. Un incontro che evidentemente ha toccato nel profondo anche lo stesso Renato, che qualche ora dopo dal palco del palazzetto ha voluto dedicare un pensiero d’affetto e vicinanza a Roberto e al suo papà. E in cui lo stesso Roberto è diventato un simbolo, sublimato nel pensiero di tutti i figli a cui i genitori innaturalmente sopravvivono. Quei figli spesso ricordati nelle canzoni di Zero e a cui ha dedicato alcune tra le sue parole più emozionanti. Quel cielo a cui tendere, insieme alle voce dei diecimila di Perugia.

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