«Era il suo primo giorno di lavoro. Mio genero è uscito di casa e non è più tornato. Lo pagavano pochi spicci e pure in nero. Ora non abbiamo nemmeno i soldi per il funerale». Sfoga la rabbia e dà voce alla disperazione di tutta la famiglia Anna Campagna, la suocera di Samuel Tafciu, morto a soli 18 anni nell’esplosione di una fabbrica abusiva di fuochi d’artificio a Ercolano. Una tragedia avvenuta lunedì in cui sono decedute anche le gemelle Aurora e Sara Esposito, 26 anni, mamme di due bambine. Rosy, la moglie di Samuel, ha solo 17 anni e affida ai social tutto il suo dolore: «Mi hai distrutto amore mio, tua figlia ora è senza padre».
IL DOLORE DELLA SUOCERA
«Oramai la tragedia c’è stata, adesso vogliamo giustizia - commenta a “Il Messaggero” Anna - Mia nipote è senza papà. Non stiamo dormendo dal giorno in cui è successo tutto quanto. Non si può morire a questa età», racconta con voce strozzata la donna, mentre su TikTok pubblica una foto di Samuel con in braccio la nipotina di soli 5 mesi, accompagnata da un messaggio che suona come una promessa: «Caro figlio mio, la tua assenza ha lasciato un vuoto e ci ha ucciso due volte. Chi ha sbagliato pagherà». Il giovane papà di origini albanesi, viveva a Ponticelli con Rosy e la loro bimba appena nata, a casa della suocera. Il lavoro in quella fabbrica era stato il suo primo impiego, un’opportunità per contribuire alla famiglia e costruire un futuro. Ma il sogno si è infranto in una tragedia tanto ingiusta quanto evitabile. Infatti, stando alle prime ricostruzioni il ragazzo e le gemelle lavoravano come operai senza contratto in una fabbrica abusiva, in via Patacca, allestita in un appartamento. I tre erano intenti a confezionare “Kobra”, veri e propri candelotti particolarmente potenti, quando un’esplosione ha distrutto l’intera struttura. Il corpo di Samuel, devastato dalla deflagrazione, è stato ritrovato a oltre 30 metri di distanza, in un giardino vicino. «Poco prima della disgrazia lo abbiamo sentito al telefono in pausa pranzo - racconta Anna - Poi ci è arrivata la chiamata dei carabinieri. Come facciamo a sopravvivere?». Il dolore trasformato in un appello accorato: «Vogliamo giustizia, non solo per la nostra famiglia, ma anche per la mamma delle due gemelle morte. Vorrei fare qualcosa insieme a lei per ricordare i nostri ragazzi». Le vite di Aurora e Sara, gemelle di 26 anni, si sono intrecciate a quelle di Samuel in quel posto che gli ha visti morire insieme come colleghi. Anche loro madri single, impegnate a lavorare per mantenere i bambini. Un’amica d’infanzia delle ragazze, che vuole restare anonima, non si dà pace: «Non so come siano arrivate in quel posto. Erano brillanti, molto brave a scuola e poi avevano tanta voglia di vivere. Spero solo che il responsabile si costituisca alle forze dell’ordine».
I SOCIAL
Amici e familiari esprimono tutto il dolore online. La madre di Sara e Aurora confida su Facebook lo smarrimento dopo questa vicenda: «Chi mi ridarà indietro le mie figlie?». Anche Rosy, la compagna di Samuel, si chiude nel dolore. Il suo grido d’amore prende forma attraverso i ricordi e le foto della loro piccola famiglia. Una sola frase accompagna ogni post: «Mi hai distrutto, amore mio». Anche gli amici di famiglia ricordano il giovane con parole piene di affetto: «Mancherai a tutti, eri un bravo ragazzo, sempre gentile e disponibile. Un’altra morte sul lavoro». La comunità di Ponticelli è scossa, unita nel lutto e nella rabbia, mentre Anna, la suocera di Samuel, chiede giustizia: «Non abbiamo paura di niente e di nessuno, vogliamo fare rumore perché a 18 anni non si può perdere la vita».