Sorprende e fa discutere «Rusalka», l’opera di Dvorak che ieri sera ha inaugurato la stagione lirica del San Carlo. Una prima con tutti i crismi, vip e signore in abito da sera ma anche tanti appassionati di lirica stranieri attratti in città dalla possibilità di ascoltare una delle voci sopranili più interessanti del momento nel ruolo del titolo, l'armena Asmik Grigorian al suo debutto a Napoli.
Al suo fianco un ricco gruppo di star messo insieme dal direttore casting Ilias Tzempetonidis con Ekaterina Gubanova, Anita Rachvelishvili, Adam Smith, Gabor Bretz guidati dal podio dal direttore musicale del teatro, Dan Ettinger, ormai beniamino del pubblico di casa. Per tutti il nuovo allestimento ideato dal regista russo Dmitri Tcherniakov che ha attualizzato la trama riscrivendo la drammaturgia e ambientando in un contesto urbano di oggi la fiaba del libretto di Jaroslav Kvapil ispirata alla mitologia slava.
Qui, grazie ai costumi di Elena Zaytseva, le luci di Gleb Filshtinsky, il video designer di Alexej Poluboyarinov e le animazioni di Maria Kalatozishvili che riproducono su un grande schermo la storia parallela della nuova Rusalka come una grafic novel, ogni personaggio cambia identità per dare spazio a un dramma contemporaneo dove non mancano degrado, droga, violenza, stalking. E il guardiacaccia (Peter Hoare) e lo sguattero (Maria Riccarda Wesseling) nella visione del regista diventano rispettivamente il padre e la madre di Rusalka. Ne va da sé che la ninfa del bosco che sogna di diventare umana e sposare il suo principe non è più la sirenetta immaginata dalla trama originale ma una ragazza che frequenta una piscina dove pratica nuoto sincronizzato con altre atlete e un allenatore (lo Spirito delle acque) che cerca in ogni modo di sedurla. Un uomo da cui lei scappa, rivolgendosi ad una fattucchiera (Jezibaba) per chiedere di trovare un amore vero. Così s’innamora di un ragazzo che la travolge con la sua fuoriserie e la porta nel suo palazzo. Qui si svolge una festa in costume e dove lei si maschera da sirena con tanto di coda e parrucca azzurrata, non prima di vedersi tradita con un’altra. Episodi che creano un po’ di spaesamento nel pubblico più tradizionalista mentre affascinano e conquistano giovani e appassionati più aperti a interventi che modificano la drammaturgia dell'opera.
D’altronde «Rusalka», datata Praga 1901 (il compositore boemo era tornato in patria dopo una lunga permanenza nel «Nuovo mondo» dove scrisse la sua sinfonia più celebre), non ha una lunga tradizione sulle scene napoletane. Anzi. Se ne ricorda un’unica edizione, nel gennaio del 2013, con scene e costumi improntati al risparmio ecologico tanto che l’ondina del lago finiva vestita di buste dell’immondizia. Questa volta ci ha pensato il pluripremiato Tcherniakov a rivoluzionare lo spettacolo anche se musica e testo sono quelli originali.
«Non tradisco mai le opere che metto in scena, nella maggior parte dei casi lavoro su opere che mi piacciono molto e che voglio mettere in scena. E quando c’è amore, non c’è tradimento», nota lui, felicissimo dell’esperienza che gli ha permesso di lavorare all'interno di un teatro come il San Carlo. Un lavoro lungo, complesso, continuato fino alla vigilia del debutto, che ha messo a dura prova tecnici, macchinisti di palcoscenico e datori luci alle prese con cambi continui, quasi al ritmo della musica, con una serie di zoomate sui singoli cantanti che creano una sorta di riquadro luminoso dove si vedono i singoli interpreti emergere in una parete buia, segnata a volte solo dai testi originali in ceko tradotti in italiano e in inglese e dove finisce anche la Grigorian per l'aria più celebre dell'opera, l'«Inno alla luna». Un effetto straniante che però sembra risulti efficace nelle riprese dell'opera che non è stata mandata in onda in diretta ieri sera, come annunciato, su Rai5, ma che per motivi tecnici è stata registrata e sarà trasmessa nei prossimi giorni.
«Non mi interessa riprodurre un’opera così com’è, mi interessa quello che c'è dietro le parole e dietro le note», ha ripetuto il regista voluto a Napoli dal sovrintendente Stéphane Lissner alla sua ultima inaugurazione di stagione: il suo incarico scade a marzo del prossimo anno. «Abbiamo lavorato insieme alla Scala, a Aix e a Parigi, ci tenevo che anche al San Carlo si conoscesse il lavoro di Tcherniakov, in piena sintonia con il mio modo di vedere il teatro d'opera, un teatro vivo, attuale, non un museo», ha detto il manager francese che non ha nascosto un po' di emozione nel ricevere pubblico e ospiti insieme con il direttore generale Emmanuela Spedaliere.
Otto minuti di applausi, qualche buu per la regia, un trionfo per le tre protagoniste femminili, Grigorian in testa. Alla fine, cena di gala nelle sale del circolo dell'Unione, sostenuta dal mecenate Gleb Shestakov. Tra gli ospiti della serata, nel palco reale, il governatore Vincenzo De Luca che confessa: «Amo particolarmente Dvorak, mi incuriosisce quest'opera con il suo carico di suggestioni e di fiaba». Intrigato dalla regia il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi che lavora a una riforma delle fondazioni liriche: «Ma non sarà dirompente, c'è solo la volontà di rendere più forte e competitivo il sistema a livello internazionale». In sala anche il direttore di Capodimonte, Schmidt, Antonio Bassolino e Anna Maria Carloni affezionati alle prime sancarliane, il direttore de «Il Mattino» Roberto Napoletano con la moglie Giusy Franzese, Laura Lieto in rappresentanza del sindaco impegnato a Torino per l'Anci, lo scrittore Pierre Levy, il produttore Philippe Martin, il regista Vasily Barkahatov, ex marito della Grigorian che però intrattiene sempre ottimi rapporti con lei, tanto da accorrere a Napoli per applaudirla.