Scampia, dalla faida al record di volontari: «In 20 anni così è rinata»

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Laddove c’era una vecchia scuola in disuso, diventata con gli anni, ricovero per tossicodipendenti e spacciatori al solo dei clan, oggi c’è un incubatore sociale di realtà che vanno dallo sport al reinserimento lavorativo.

Prende il nome da una delle prime vittime innocenti della faida di Scampia l’Officina delle Culture “Gelsomina Verde”, che ha sede in via Ghisleri. Uno spazio polivalente che vive ogni giorno grazie alla tenacia e alla passione che ha mosso sin dall’inizio Ciro Corona, presidente di Resistenza anticamorra, che ha aperto le porte ad altri soggetti. A partire dalle donne che in quel luogo hanno una valida alternativa alla mancanza di lavoro, spazi e aggregazione nella palestra dove si fa lezione con Cira Celotto, fondatrice de Le Ali di Scampia. Sono una dozzina le associazioni che hanno trovato casa in questo spazio, dove fino a vent’anni fa, nel pieno della faida di camorra tra i Di Lauro e gli scissionisti, c’erano solo degrado e abbandono. Associazioni che fanno parte di quelle 144 del terzo settore che hanno ridisegnato il volto del quartiere con le loro attività destinate alla popolazione residente. Un esercito di volontari che ha permesso di costruire quel cambiamento culturale tuttora in atto, che si è arricchito di nuovi tasselli grazie alla scuola, all’università che qui ha piantato le tende della facoltà di Medicina, alle palestre, ai campi di calcio, agli oratori, ai centri anti violenza, agli sportelli di ascolto e alle tante imprese sociali e cooperative che tutelano i diritti di rom e cittadini stranieri, nonché di donne, minori e famiglie.

La memoria 

In origine fu la guerra che vedeva contrapposti i padroni del quartiere a coloro che erano stati loro fedelissimi. Una guerra che tra il 2004 e il 2005 contò decine di morti (oltre una settantina), non sempre legati a quelle logiche malavitose. Come Antonio Landieri, Gelsomina Verde, Dario Scherillo e Attilio Romanò. Nomi che sono iscritti nel triste e lungo elenco delle vittime della criminalità in Campania, come si evidenzia dal lavoro quotidiano svolto dalla Fondazione Polis. Eppure proprio da quei nomi è partita la rinascita di Scampia e del territorio circostante. Ad Antonio, disabile di 25 anni ucciso il 6 novembre 2004 nel suo rione, i Sette Palazzi, perché scambiato per un’altra persona è dedicato sia un albero di ciliegio nei pressi di piazza Grandi Eventi, oltre al murale di 27 metri che lo raffigura lungo la parete esterna dello stadio comunale di Scampia, sia quest’ultimo che oggi porta il suo nome. A Mina, la cui tragica fine è raccontata nel best seller “Gomorra” di Roberto Saviano, si richiama il nome dato all’Officina delle Culture, dove una gigantografia della giovane donna ammazzata il 21 novembre 2004 campeggia all’ingresso. Il nome di Dario Scherillo, raggiunto da colpi di arma da fuoco il 6 dicembre 2004, è scritto su una targa della sala consiliare del Comune di Casavatore, a due passi da Scampia. Infine la storia di Attilio Romanò, ucciso per uno scambio di persona il 24 gennaio 2005, è impressa nella memoria collettiva grazie a un premio, un asilo nido e l’Ipsia di Miano.

Le associazioni

Ma la svolta più grande per il cambiamento di Scampia in questi decenni viene dal lavoro instancabile delle associazioni. La scuola calcio Arci Scampia in via Fratelli Cervi rappresenta un’eccellenza che lo scorso aprile il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto premiare. Insigniti del titolo di commendatori dell’Ordine al merito i fondatori Antonio Piccolo e Carlo Sagliocco sono visti come un esempio di riscatto in una zona “calda” dove fino a vent’anni fa i ragazzini venivano reclutati come vedette dei clan. Rispetto delle regole, disciplina e legalità sono anche le priorità di un altro grande esempio di sport che si unisce all’impegno sociale: la palestra del maestro di judo Gianni Maddaloni in viale della Resistenza è ormai una realtà consolidata per far crescere i minori in un clima sano e dall’alto valore educativo e formativo. Al confine con i quartieri di Miano e Secondigliano è l’oratorio guidato dal parroco anticamorra don Aniello Manganiello, da sempre in trincea per strappare manovalanza giovanile ai clan attraverso i valori dello sport, dell’educazione e della fede. Oggi, grazie al lavoro svolto dai mister con le varie squadre di calcio del Don Guanella, si realizza una perfetta sinergia tra sport e sociale in un territorio che fino a una ventina d’anni fa era insanguinato dalla faida. E ancora le associazioni come Dream Team - Donne in Rete di Patrizia Palumbo, il cui scopo è l’empowerment delle donne e dei soggetti ad esse legati per affetto e cura (minori, famiglie), che gestisce un centro antiviolenza accreditato del Comune tra i più attivi nei quartieri della periferia nord. Il Centro territoriale Mammut che, con la sua rivoluzionaria didattica, è un luogo di aggregazione cittadina ma anche un centro di sperimentazione e ricerca pedagogica, che in questi anni ha realizzato tra l’altro una mediateca, laboratori di scuola attiva con i bambini, una scuola di italiano per migranti, l’ambulatorio di medicina omeopatica, il supporto didattico per adolescenti. Senza dimenticare l’eredità di una “pioniera” della didattica inclusiva come Rosalba Rotondo, dirigente scolastica oggi in pensione, simbolo di una scuola multietnica che è stata protagonista di tante battaglie per l’istruzione della comunità rom e premiata dal Capo dello Stato per la sua lotta all’esclusione, all’indigenza e alla criminalità.

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L’università 

Oggi il più naturale e concreto completamento di quel processo di rinascita che ha mostrato l’altra faccia di Scampia si chiama università. Se nel lontano 2004 le cronache raccontavano delle bombe, degli agguati e degli omicidi della faida tra clan, nel 2024 l’inversione di rotta viene anche dalla nascita di uno degli atenei più prestigiosi della Federico II. Sulle ceneri della Vela H in via della Resistenza è sorta dal 2022 la sede della facoltà di Medicina, dove si formano i futuri specialisti delle professioni sanitarie. Accanto a questo il progetto Restart Scampia, portato avanti dal Comune tra mille difficoltà (si pensi al crollo del ballatoio della Vela celeste nel luglio scorso che ha provocato tre vittime), che punta a cancellare le Vele, simboli di Gomorra, per lasciare il posto alla nuova Scampia.

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