«Nel 2023 il Pil del Sud è cresciuto di più della media nazionale, il Mezzogiorno ha dato una spinta decisiva alle esportazioni permettendo all'Italia di piazzarsi al quarto posto nella classifica mondiale, l'occupazione è aumentata più del resto d'Italia. Insomma, il Sud è stato di fatto la locomotiva economica della Nazione, invece di essere quello che abbiamo visto negli anni passati, quando si ritrovava quasi sempre ad essere il fanalino di coda». A due anni esatti dall'insediamento del suo Governo, Giorgia Meloni certifica ancora una volta il cambio di paradigma del Mezzogiorno, iniziato subito dopo la pandemia (quando in pochi ne erano consapevoli) ma "esploso" in questi ultimi mesi con tutta una serie di risultati e persino di primati nazionali sul piano economico che hanno giovato non poco alla crescita del Paese.
Lo fa con un videomessaggio inviato al "Festival delle Regioni" in corso a Bari in cui c'è la consapevolezza politica di avere contribuito a questo scatto in avanti con riforme, misure e provvedimenti di Governo diventati operativi da subito, e spesso come nel caso della nuova Politica di coesione con l'avallo determinante della Commissione europea. Un cambio di passo che i dati aggiornati dell'Istat, oltre che dei principali Centri studi e ricerche sul Mezzogiorno, da Svimez a Srm, certificano ormai con costante, periodica regolarità, affermando la nuova centralità di quest'area verso il resto del Paese (che a lungo l'ha relegata al rango di scomoda periferia, e in parte anche a ragione) e verso l'Europa e il Mediterraneo allargato. Difficile negare che oggi è impossibile parlare di energia, di cooperazione con l'Africa e di investimenti infrastrutturali e immateriali senza passare per il Mezzogiorno.
Meloni le chiama opportunità e sicuramente di questo si tratta. «Se noi offriamo ad un ragazzo opportunità e strumenti lì dove è nato e cresciuto, e questo vale particolarmente per le regioni del Sud, quel ragazzo non sarà costretto ad andare altrove e potrà mettere a disposizione del suo territorio il proprio contributo, la propria voglia di fare, il proprio entusiasmo», dice. E aggiunge: «È un investimento per tutti di cui spesso non siamo stati perfettamente consapevoli. Ed è esattamente quello che noi stiamo cercando di fare, per dare alle imprese e ai cittadini del Mezzogiorno la possibilità concreta di dimostrare il loro valore».
La fuga dei cervelli
È la sfida più complicata, quella all'emigrazione dei cervelli, alla rassegnazione di quanti, soprattutto i più giovani, continuano a vedere solo lontano dal Sud il loro futuro occupazionale e formativo. La strada resta impervia, ancorché il numero di quanti decidono di tornare e di proseguire per bloccare la fuga e questo vuol dire rendere attrattivo il Mezzogiorno e soprattutto competitivo. Per la premier è a questo obiettivo che si legano le scelte varate dall'esecutivo in questi due anni: «La riforma delle politiche di coesione; l'innalzamento al 40% della spesa infrastrutturale obbligatoria per le regioni del Sud; la destinazione di 3,3 miliardi di euro per il credito d'imposta nella Zes Unica; la proroga di "Decontribuzione Sud" e dei robusti incentivi per creare buona e nuova occupazione, in particolare di giovani e donne».
Ma attenzione per il Sud vuol dire anche la necessità di far muovere il Paese alla stessa velocità, sugli assi più strategici come l'innovazione, la digitalizzazione, la transizione ambientale dai quali il Mezzogiorno non poteva essere escluso e che oggi lo vedono decisamente più protagonista. «Penso agli oltre 41 miliardi di euro previsti nel nuovo PNRR per accompagnare la Pubblica amministrazione nella transizione digitale e all'investimento che stiamo facendo per rendere l'Italia, Sud in testa, l'hub di approvvigionamento energetico del Mediterraneo» conferma Meloni. Che non ha esitazioni, ancora una volta, nel sottolineare il senso di quel cambio di paradigma sul quale questo giornale è da mesi fortemente impegnato: «Sono orgogliosa del fatto che i cittadini e le imprese del Mezzogiorno abbiano colto questo cambio di paradigma, e stiano credendo insieme a noi in una nuova stagione di sviluppo e crescita», conclude il capo del Governo.
Il bilancio
Il Sud vitale per sé e per il suo futuro, dunque, ma anche decisivo, come detto, per consentire all'Italia di rilanciare la crescita più e meglio di quasi tutti i partners europei com'è avvenuto nel 2023. È in un video postato sui social per i due anni dall'insediamento del suo Esecutivo, che Meloni ricorda il peso anche politico di questo percorso, tracciandone il bilancio, peraltro contestato dalle opposizioni parlamentari: «Abbiamo in questi anni restituito all'Italia una nuova centralità sulla scena internazionale, abbiamo rilanciato la crescita economica e l'occupazione». E ancora: «Abbiamo raggiunto diversi record storici, mai così tanti posti di lavoro, mai così tanti posti di lavoro stabili, mai così tanti contratti a tempo indeterminato, mai così tante donne che lavorano. Abbiamo protetto il nostro tessuto produttivo industriale dagli effetti della crisi energetica e dalle sfide geopolitiche». Non manca un passaggio sulle riforme, tappa obbligata per la modernizzazione di un Paese ancora bloccato da corporazioni e veti incrociati. Meloni rivendica al Governo il merito di avere avviato «riforme che erano attese da decenni in questa nazione», di «avere messo in sicurezza i conti dello Stato, difeso il potere d'acquisto delle famiglie, con particolare attenzione a quelle che avevano figli e ai gruppi più vulnerabili della nostra società». Parole che alla vigilia dello scontro politico sulla manovra di Bilancio e del clima infuocato che si respira già adesso non passano inosservate.