Vendita di prodotti contraffatti. Poca trasparenza sulla filiera dei produttori e dei venditori. Meccanismi, in primis giochi elettronici molto semplici, per garantire sconti agli utenti e spingerli ad acquisti compulsivi. Quindi nocivi alla salute. Dati dei consumatori utilizzati per altre finalità.
Temu, la piattaforma di ecommerce cinese, è dalle scorse ore a tutti gli effetti nel mirino della Ue. La Commissione europea ha avviato «un procedimento formale per accertare se la piattaforma ha violato la legge sui servizi digitali (Dsa)».
Bruxelles, a inizio ottobre, aveva chiesto all’azienda informazioni per capire se la piattaforma rispetta gli obblighi europei sul fronte della trasparenza. Se Temu non riuscirà a dissipare i dubbi della Commissione rischia una multa pari al 6 per cento delle sue entrate annuali.
Temu non è altro che la versione occidente della piattaforma di commercio elettronico Pinduoduo, che in Cina ha centinaia di milioni di utenti. È un marchio del Pin DuoDuo Holdings, fondata nel 2015 da Colin Huang Zheng, 33esimo uomo più ricco al mondo secondo Forbes, tycoon del settore agricolturo.
Questa piattaforma permette di acquistare pezzi a stracciati oggetti prodotti in Cina o in Paesi emergenti. Anche grazie una strategia pubblicitaria online molto aggressiva è diventata una delle app più scaricate in Italia. L’azienda giustifica i prezzi bassi mettendo in contatto aziende produttrici e acquirenti senza mediazioni.
Secondo molte autorità inquirenti, compresa quella della Ue, c’è più di un rischio che siano commercializzati beni contraffatti e prodotti sfruttando la forza di lavoro. Quel che è vero che sono sempre di più i venditori cinesi che lasciano le piattaforme tradizionali, come Amazon, per trasferirsi su Temu. Che a loro dire, offre maggiore libertà di movimento e flessibilità per il business.