Dopo la pubblicazione della mail di Marco Patarnello («Giorgia Meloni è pericolosa»), il governo chiede chiarezza
Il Parlamento tira per la giacchetta il Csm sul caso di Marco Patarnello, sostituto procuratore di Cassazione che in una mail indirizzata lo scorso 19 ottobre ai membri dell’Anm (e finita sul Tempo) si è permesso di definire «pericolosa» il premier Giorgia Meloni «perché non ha inchieste giudiziarie a suo carico e quindi non si muove per interessi personali ma per visioni politiche.
In queste ore sta per essere presentata un’interrogazione parlamentare alla Camera e al Senato in cui si invita il Guardasigilli Carlo Nordio a «disporre un’ispezione» e a procedere «con un’azione disciplinare» contro il magistrato iscritto a Magistratura democratica (che i suoi al Giornale definiscono «neanche tra i più barricaderi»), i componenti laici di centrodestra del Consiglio superiore della magistratura sono pronti a chiedere l’apertura di una pratica di tutela dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura e l’eventuale trasmissione della pratica alla Prima commissione per l’attivazione dell’azione disciplinare e di un procedimento disciplinare per il «trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale».
In ballo c’è il sempiterno scontro tra politica e magistratura, alimentato dal sospetto che alcune frange della magistratura vogliono interferire con l’attività del governo.
«Patarnello andrebbe licenziato in tronco», taglia corto il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini, i togati di maggioranza definiscono le frasi del sostituto procuratore «gravemente lesive dei caratteri di indipendenza e imparzialità secondo Costituzione» a difesa «della maggioranza dei magistrati italiani che svolgono le loro funzioni con rigore, terzietà e senza pregiudizi ideologici o politici» e che certe dichiarazioni danneggiano.
Troppo forti le parole usate («Meloni pericolosa») per ridurre queste dichiarazioni alla solita «libertà di manifestazione del pensiero del cittadino-magistrato», ribadiscono i togati di centrodestra al Csm, che vogliono ascoltare sul tema il presidente dell’Associazione nazionale magistrati. «La stragrande maggioranza di noi non legge le mailing list, sono diventate uno sfogatoio di qualche cretino che parla a vanvera», dice al Giornale un autorevole magistrato moderato: «Avete presente le chat delle mamme a scuola? Ecco, siamo a questo livello.
Sono chat morte, anche quelle correntizie, cosa crede? Sono scritte da quattro gatti, sono lo sfogatoio dei più esaltati che gridano al vento e fanno danni micidiali», ribadisce la toga al Giornale. Un’autodifesa che non salverà i magistrati dal braccio di ferro che si annuncia sulla riforma della giustizia.