Trump, la famiglia: la nuova star è Lara (chi è). In ascesa Eric, Donad Jr e la nuora (torna anche Ivanka)

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Un ritorno al potere con l’incedere solenne e sicuro di chi sfoggia una famiglia allargata e al completo al suo fianco. Eccolo nella notte del trionfo elettorale, Donald Trump, 78 anni, tre mogli, cinque figli, circondato dai suoi affetti, come a voler mostrare agli elettori e al mondo la sua forza e il suo nuovo punto di partenza. «Questa sarà un’era magica per l’America» promette tra gli applausi e i telefonini alzati dei sostenitori che lo riprendono dalla platea del Centro Congressi di West Palm Beach. Sulle note di “God Bless America” di Lee Greenwood, il presidente entra stringendo a lungo la mano della moglie, Melania, dietro il figlio Barron, diciottenne, poi tutta la sfilata di parenti e collaboratori stretti. Il suo cerchio magico. Ci sono i figli Donald Trump Jr., Eric Trump, Tiffany Trump e soprattutto non passa inosservata la rentrée di Ivanka Trump in abito blu cobalto e rossetto rosso, con il marito Jared Kushner. L’ex “first daughter” che tutti vedevano come erede naturale dell’impero, durante la prima presidenza, aveva rappresentato l’ala business-oriented del clan, gestendo i rapporti con il mondo finanziario e le grandi aziende. Poi nel 2022 lo strappo: chiamata a testimoniare in merito alle rivolte che videro i sostenitori del tycoon attaccare Capitol Hill nel gennaio 2021 prese le distanze dal padre e negò le frodi sulle elezioni che portarono all’assalto. Defilata ma presente. Anche se ora gli equilibri sono cambiati: il figlio Eric, con la moglie Lara, assieme al primogenito Donald Trump Jr., 46 anni, hanno preso in mano la dinastia e l’impero politico e finanziario del padre. Donald si è rivelato stratega politico del movimento Maga, acquisendo sempre più potere. Con Eric gestisce la Trump Organization, mantenendo un focus sugli affari di famiglia. Ma l’astro nascente del secondo corso trumpiano, è l’amata nuora, Lara ieri con una sexy tutina nera abbellita con piume sui polsi: ex-producer televisiva, oggi co-presidente del Comitato nazionale repubblicano, è divenuta figura chiave dell’establishment repubblicano. La sua presenza costante accanto al suocero nelle ore della vittoria certifica la sua definitiva consacrazione politica. Completa l’asset politico-familiare Kimberly Guilfoyle, vestita rosso fuoco, compagna di Donald Jr. ed ex anchorwoman di Fox News. Da ex moglie del governatore democratico della California Gavin Newsom a falco mediatico del trumpismo: la sua parabola è una metafora reale della radicalizzazione in atto nella famiglia Trump.

IL LOOK SOBRIO DI MELANIA

Come lo sfarzo e il potere della notte della vittoria. Una parata di paillettes e abiti hollywodiani per le donne, fa eccezione solo Melania di nuovo first lady d’America, in un sobrio elegantissimo tailleur grigio Dior stile business woman che l’ex modella di origini slovene, 54 anni, ha da tempo adottato (unico vezzo, pare che sotto la giacca non indossasse null’altro). Sorride e applaude, le voci di un divorzio alle porte sembrano un ricordo lontano. Tutto è ricucito. A lei il marito riserva baci, ringraziamenti e complimenti, «sei bella dentro e fuori» e «il suo bestseller è il più venduto nel paese, ci credete?». In prima fila anche i principali consiglieri della campagna: Susie Wiles e Chris LaCivita e gli alleati politici, tra cui il presidente della Camera Mike Johnson, Dana White, amministratore delegato dell'Ultimate Fighting Championship, oltre al neo vice presidente JD Vance. Al suo fianco, un’altra donna chiave del clan: sua moglie Usha, di origini indiane, tubino scuro, spalle scoperte. Tra le nuove leve spicca anche la giovane nipote Kai Madison, 17 anni, figlia di Donald Jr, in abito nero di paillettes e sandali luccicanti. Sui social ha pubblicato un post accanto al nonno scrivendo: «Nessuno lavora più duramente o si prende più cura della popolazione americana. Congratulazioni nonno, ti voglio bene». Il clan è compatto. Ognuno fa la sua parte. Show o meno, l’immagine dei valori familiari convogliata in qualche modo da Trump, da forma si fa sostanza. E l’America applaude.

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