Donald Trump è di nuovo presidente degli Stati Uniti (secondo mandato non consecutivo: era accaduto solo a Grovenor Cleveland nell'Ottocento). Ed è una vittoria netta, tonda, un cappotto. Chiamatelo come volete ma è così: vince sul piano del voto popolare, vuol dire che ha preso più voti, in termini di numeri, di Kamala Harris. Ha espugnato tutti gli stati in bilico.
Trump stravince, conquista la Casa bianca, il voto popolare e pure il Senato: ora il presidente avrà carta bianca
E anche al Congresso fa man bassa di voti: il Senato che era controllato per un soffio dai democratici ora diventa a maggioranza repubblicana. E, clamoroso, sembra profilarsi la stessa situazione alla Camera dei deputati che era già controllata dai Repubblicani. Ma ci vorrà più tempo per capirlo. Nel dubbio, il prossimo commander in chief, the Donald, ha già proclamato che il GOP controlla la Camera. Lo ha detto nel discorso della vittoria a Palm Beach. «L'America ci ha dato un mandato forte e senza precedenti, abbiamo ripreso il controllo del Senato, le vittorie al Senato sono incredibili, sembra che manterremo il controllo della Camera», ha detto.
Ma che vuol dire questo bottino di voti? Che il presidente avrà carta bianca. Pieni poteri. Washington diventa un centro di potere per i Repubblicani che avranno un ruolo di primo piano nella conferma del gabinetto del prossimo presidente e di qualsiasi giudice della Corte Suprema (già a maggioranza conservatrice) se ci fosse un posto vacante.
La Camera alta controllata dal GOP spianerà dunque la strada per le nomine politiche e giudiziarie di Donald Trump, nomine che necessitano della ratifica del Senato.
Non sarà difficile per il presidente visti i risultati. Si votava per eleggere un terzo dei senatori e tutti i candidati repubblicani in carica sono stati rieletti. Infine, con soli due seggi in più il MAGA, che ha preso il posto del vecchio GOP, si è conquistato la maggioranza (qui sotto in foto i seggi del Senato e quelli ancora parziali della Camera dei rappresentanti).
La campagna elettorale ha fatto centro sui problemi come l'inflazione, la sicurezza delle frontiere e le questioni transgender. I democratici pensavano invece di fare le va sull'entusiasmo per il diritto all'aborto. Ma non è bastato per mobilitare fino in fondo e in modo ampio ed esteso donne, abitanti dei sobborghi più rurali e giovani. Il Wall Street Journal riporta l'intervista di un 86enne che si è descritto come «un democratico da sempre», che ha votato per il candidato repubblicano al Senato Mike Rogers nel Michigan, a Detroit. Perché questo voto agli avversari dei Dem? Lui ha risposto «a causa delle politiche dei democratici sui veicoli elettrici», descritte come qualcosa che può "distruggere" l'industria automobilistica nel suo stato». Motivo per il quale dice di aver votato anche per Trump. La Rust Belt (la cintura della ruggine che fu d'acciaio, Steel belt) continua ad affossare la Sinistra americana. Nel Nebraska la senatrice repubblicana ha sconfitto un ex leader sindacale.