Meloni: "Risorse concentrate sulle priorità". Obiettivo la tutela dei redditi medio-bassi e il finanziamento del diritto alla salute
«Abbiamo fatto una manovra che ricalca il lavoro fatto con le due precedenti. La strategia è sempre la stessa: siamo in una situazione non facile, con poche risorse e le vogliamo concentrare su alcune grandi priorità come sostenere lavoro e salari, la famiglia e l'incentivo alla natalità e la salute». Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in occasione delle celebrazioni per gli 80 anni del Tempo ha ribadito i punti cardine della legge di Bilancio, bollinata dalla Ragioneria e controfirmata dal capo dello Stato Mattarella. «Si concentra su queste priorità e lo fa senza aumentare le tasse e mantenendo i conti in ordine», ha aggiunto Meloni.
E le sue affermazioni non temono smentita. La manovra da circa 30 miliardi (29,7 per la precisione) bilancia l'esigenza di sostenere i redditi medio-bassi con quella di operare una politica economica a misura di Patto di Stabilità. Le architravi già note al grande pubblico: conferma sia del taglio del cuneo fiscale con estensione ai redditi fino a 40mila euro attraverso un nuovo meccanismo (vedi box sotto) che dell'Irpef a tre aliquote. Il costo si attesta attorno a 17 miliardi la platea include 1,1 milioni di beneficiari in più. Per la tutela del ceto medio occorrerà aspettare i risultati del concordato preventivo biennale, che dovrebbero essere noti entro metà novembre. Se l'iniziativa sarà coronata da successo e anche il ravvedimento speciale funzionerà, arriveranno i 2,2 miliardi necessari per tagliare l'aliquota intermedia Irpef del 35%. In ogni caso, più della metà dei fondi della manovra sono dedicati a questo capitolo, proprio a sottolineare l'attenzione verso il lavoro e le famiglie.
Impegno testimoniato anche dall'introduzione di agevolazioni per i nuovi nati, dalla conferma dei bonus contributivi per le madri di due o più figli e da quella della detassazione di premi di produzione e welfare aziendale. Se a questo si unisce l'ulteriore finanziamento del Fondo sanitario nazionale per 2,3 miliardi, che verrà concentrata soprattutto sull'adeguamento delle indennità di medici e infermieri e sull'assistenza, si comprende bene come Meloni sia stata assolutamente onesta. Il tema delle assunzioni di personale sanitario, fanno sapere dal ministero della Salute, è rinviato al 2026, ma i medici vogliono scioperare lo stesso.
Ecco, osservando la manovra dall'esterno, si nota soprattutto come ci sia voglia di fare polemica, soprattutto da parte delle opposizioni, senza tenere presente la realtà della situazione che si sintetizza in tre parole: Patto di Stabilità. Ed è proprio per quel rispetto delle regole da parte del ministro dell'Economia Giorgetti se l'Italia è stata promossa dalle agenzie di rating Standard & Poor's e Fitch alla fine della scorsa settimana. Ma parlare è più facile: la rivalutazione delle pensioni minime, da poco più di 614 a 618 euro, non è sicuramente sontuosa. Ma a legislazione vigente vi sarebbe stata una decurtazione di 10 euro, dunque a conti fatti il guadagno complessivo è di circa 14 euro mensili.
La manovra, escluso lo 0,4% di scostamento tra deficit tendenziale e programmatico (circa 9 miliardi), è interamente coperta finanziariamente. Il contributo maggiore viene dalla spending review complessiva dei ministeri che vale 5,2 miliardi nel 2025, 4 miliardi nel 2026, 3,5 miliardi nel 2027. Allo stesso modo alle banche sarà chiesto di fare un sacrificio, rinviando 2,5 miliardi di deduzioni per le perdite e le svalutazioni su crediti al 2027, mentre le assicurazioni sulla vita saranno sottoposte a imposta di bollo. Qui il conto è di un miliardo ma sarà scomputato ai contraenti al momento della scadenza o del riscatto.
Il principio è quello sancito dall'articolo 53 della Costituzione, più volte ripetuto da Giorgetti nelle scorse settimane. Ognuno dà un contributo in ragione delle proprie possibilità. Vale per l'aggiustamento delle detrazioni sulla base di un primo esperimento di quoziente familiare. Vale soprattutto per la revisione del sistema dei benefici sulle ristrutturazioni edilizie. Vale anche per il (discusso) tetto di 120mila euro alle retribuzioni dei manager di società pubbliche non quotate.
Se la legge di Bilancio deve seguire rigorosamente il principio di prudenza, è perché qualcuno prima di questo governo ha consentito l'esplosione del debito. «Senza Superbonus ci sarebbero 20mila euro in più a pensionato», ha detto Meloni. Più chiaro di così...