Anci, il Nord ci riprova ma Manfredi tira dritto

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Chi sa di cose dell’Anci, di quando si chiudono patti e alleanze e come si definiscono tutte le caselle del nuovo organigramma dell’Associazione nazionale dei comuni italiani, sostiene che «il vento del nord - arnese della vecchia politica tirato fuori dal sindaco di Milano Beppe Sala contro il sud - è una manovrina dei “leghisti” del Pd» che così come è nata si sta sostanzialmente sgonfiando. Insomma, il tentativo di far scoppiare una guerra territoriale dentro al Pd per mettere in difficoltà la segretaria Elly Schlein è fallito.

E se c’è un vento che soffia forte, anche nel Pd, è quello che spinge il sindaco Gaetano Manfredi sempre più vicino alla Presidenza dell’Anci quale successore di Antonio Decaro eletto a Bruxelles proprio con il Pd e grande elettore di Manfredi. In Puglia Vito Leccese - il nuovo sindaco di Bari - per esempio è schierato con l’ex rettore e Leccese è stato assessore di Decaro. Certo è che le elezioni - di qualsiasi tipo - hanno sempre un margine di rischio, di imponderabile che all’ultimo momento può cambiare le carte in tavola. E questo significa che se è vero che Manfredi è in pole position è anche vero che deve stare in campana. Perché dopo oltre un anno di lavoro, un tempo lunghissimo in cui ha tessuto alleanze forti, ora è arrivato alla volata finale, deve sprintare per evitare che qualche gregario sul filo di lana lo sorpassi. Del resto esattamente tra un mese, il 22 novembre verrà eletto il nuovo presidente dell’Anci, e bisogna stare “sul pezzo”.

Manfredi è super concentrato sull’obiettivo: «Il vento del nord - fanno sapere da Palazzo San Giacomo - effettivamente sussiste». Nella sostanza si tratta dell’alleanza tra Sala e Stefano Lo Russo, sindaco di Torino, città dove si eleggerà il nuovo Presidente dell’Anci. Da quell’area del Pd, filo bonacciniana, viene gettato nella mischia anche Giacomo Possamai, giovane sindaco di Vicenza, altro piddino di area dell’ex presidente dell’Emila Romagna Stefano Bonaccini. Questa è nella sostanza «la manovrina dei leghisti del Pd» per alzare un polverone dentro al Partito e mettere in difficoltà soprattutto la segretaria Schlein.

Il posizionamento

Cosa significa? Manfredi non è del Pd e non ha nessuna tessera di partito in tasca, ma è saldamente ancorato nel centrosinistra o come si dice nel campo progressista. Insomma, un tentativo di buttarla in caciara che però a oggi risulta essere stato sventato. Il sindaco di Napoli va avanti per la sua strada forte di due prerogative: la prima è che è vissuto come figura istituzionale e quindi di garanzia anche dal centrodestra. In secondo luogo la Schlein - almeno per ora - non ha abboccato alle provocazioni di Sala. Nella sostanza la segretaria non ha aperto l’asta interna tra le correnti dei dem per la poltrona Anci. A questo si aggiunga che Manfredi ha stretto una forte e consolidata alleanza con le grandi città e le loro aree metropolitane. A Roma per esempio, nessuno sarebbe contento se Sala - che si è dichiarato fuori dalla corsa per l’Anci - o uno dei suoi diventasse il capo di tutti i Comuni d’Italia. Inoltre Manfredi a livello politico ha chiuso accordi con Giuseppe Conte numero uno del M5S, con il centrodestra e nel Pd oltre alla Schlein ha avuto il via libera da Goffredo Bettini.

Manca un mese al voto di Torino e la questione della presidenza Anci sembra molto indirizzata verso Manfredi. Il sigillo finale - perché tutto è nelle mani del Pd che governa la maggioranza dei Comuni - però arriverà quando Manfredi e Schlein si incontreranno e ciò dovrebbe succedere subito dopo le elezioni regionali della Liguria che si terranno nel prossimo weekend, dopo questa tornata elettorale il Pd aprirà una formale discussione sull’Anci. Ed è chiaro che se Andrea Orlando, il candidato dem, dovesse vincere ne beneficerebbe anche la candidatura di Manfredi all’Anci. Il Pd strapperebbe una casella al centrodestra e la Schlein sarebbe più forte perché Orlando è della sua area. Non trascurabile nemmeno il voto dell’Emilia Romagna il 17 e il 18 novembre dove il candidato dem Michele De Pascale è favorito. De Pascale è anche presidente dell’Upi - l’Unione delle province d’Italia - dovesse diventare Governatore dell’Emilia Romagna si libererebbe la casella dell’Upi dove potrebbe inserirsi qualche candidato del «vento del nord» appunto Possamai. Compenserebbe le aspettative di chi ambiva all’Anci. Questi gli incastri che metterebbero le ali alle ambizioni di Manfredi e calmerebbero le acque anche dentro al Partito democratico.

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