«Ho capito subito che rischiava di morire, solo io potevo aiutarlo», racconta Angela. Davanti ai suoi occhi vedeva la furia dell’acqua che trascinava un uomo. Non sul letto di un fiume ingrossato dalla pioggia, ma nella centrale via Etnea che quando a Catania la pioggia diventa battente si trasforma in un torrente capace di travolgere tutto e tutti. È sabato mattina, le previsioni non si sbagliavano. Sulla Sicilia orientale arriva il maltempo. In realtà tutta l’Italia - da nord a sud - finisce sott’acqua: nel ravennate viene disposta l’evacuazione totale delle zone già colpite dalle precedenti ondate di maltempo. Anche a Bologna scatta l’ordinanza nelle aree critiche vicine al fiume Reno ed ai torrenti Savena e Ravone. Allerta rossa anche in Toscana ma la situazione più grave è in Sicilia, in preda da mesi ad una forte siccità. L’aeroporto di Palermo chiude per allagamenti e i voli vengono dirottati. Ed è proprio nell’isola, che Angela Isaac - nigeriana di 28 anni e a Catania dal 2015 - sta ritirando gli ultimi tavolini del bar in cui lavora. Una scelta precauzionale, per chi sa già cosa accadrà.
L’INCUBO
La pioggia aumenta di intensità e si alza il livello della piena, lungo la via del shopping che arriva fino in piazza Duomo. Una scena che si ripete di anno in anno. «Pioveva fortissimo, il cielo era nero. Prima ho visto spuntare il motorino», racconta Angela. E qualche metro più indietro ecco arrivare l’uomo che annaspa. Ha perso il controllo del mezzo dopo essere stato travolto dall’acqua cresciuta di volume all’improvviso. «Pensavo di mettere al riparo le cose del bar poi ho visto che quel il signore scivolava. Non ci ho pensato due volte – racconta Angela che ha imparato a scandire le parole per rendere comprensibile il suo italiano – Ho preso coraggio, non c’era nessun altro che interveniva. Ricordo che c’era altra gente, anche uomini, ma nessuno si muoveva. Potevo aiutarlo solo io e mi sono lanciata».
IL CORAGGIO
Il termine esatto è guadare il fiume: la donna arriva al centro di via Etnea, resiste alla forza dell’acqua che strappa il casco dalla testa dell’uomo. Angela lo afferra prima per le braccia e poi lo tira per il giubbotto fino all’ingresso di un negozio. A quel punto intervengono le commesse a darle una mano. L’uomo torna a prendere fiato. Senza l’aiuto di Angela l’acqua l’avrebbe trascinato per centinaia di metri, basta vedere la traiettoria seguita dallo scooter. E nel frattempo chissà cosa sarebbe successo. Qualcuno affacciato al balcone ha filmato la scena con il cellulare. Il video è diventato virale in pochissimo tempo. Sui social Angela diventa un esempio di coraggio, di chi non si gira dall’altra parte. Una parentesi di notorietà che non scalfisce la semplicità del racconto di Angela: «In quel momento non ho pensato a cosa poteva succedermi. Si è riempito tutto d’acqua in poco tempo. Si vedeva che il signore stava male. Dovevo aiutarlo. Non ho fatto nulla di importante, forse. Ho pure perso il telefonino», dice sorridendo. Poi torna al lavoro. Alla sua vita semplice, riempita da «una figlia di due anni e mezzo» e da «un fidanzato originario del Ghana che fa il tecnico informatico». Una vita che presto raggiungerà una tappa importante: «Tra due anni avrò la cittadinanza italiana». Si guadagna da vivere lavorando al Pellegrino Cafè, ma ha una grande passione per il make up e vorrebbe che diventasse un lavoro. Parla del presente e del futuro con entusiasmo, ma preferisce la riservatezza sul suo passato, sul viaggio che l’ha condotta in Sicilia dalla Nigeria. «Sono arrivata nel 2015 con mio fratello, adesso questa è casa mia», si limita a dire, glissando su ogni altra domanda.
LA GRATITUDINE
«Angela non merita solo la nostra riconoscenza ma segni tangibili di gratitudine. L’ho sentita e ci vedremo nei prossimi giorni», dice il sindaco di Catania, Enrico Trantino. «Da Angela abbiamo avuto una bella lezione di solidarietà – aggiunge Trantino – Avendo però avuto contezza dei numerosi video che sono stati girati per riprendere la scena, sono certo che, se dovesse succedere di nuovo, i tanti impegnati a filmare si prodigheranno per prestare aiuto. Perché noi catanesi siamo generosi, ma talvolta abbiamo bisogno che qualcuno, con i suoi gesti, ce lo ricordi».