Influenza, aumentano i contagi. Pregliasco: «Ultima chiamata per la vaccinazione, il freddo farà da innesco»

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«La stagione influenzale è iniziata in salita con una prospettiva e una tendenza simili a quelle dell'anno scorso, annata piuttosto impegnativa dal punto di vista del numero di casi». Così il virologo Fabrizio Pregliasco. I dati parlano chiaro, nella prima settimana di novembre in Italia si sono registrati 373.000 casi di sindrome simil-influenzale, portando il totale degli italiani colpiti dall’inizio della sorveglianza a 1.365.000.

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I contagi 

Siamo all'ultima chiamata per la vaccinazione e l'allerta neve e maltempo scattata in queste ultime ore insieme all'arrivo del freddo previsto dai metereologi potrebbero rappresentare l'innesco di un forte contagio. «È presumibile che questo abbassamento delle temperature sia il 'trigger' per l'arrivo dell'influenza vera e propria», evidenzia Pregliasco all'Adnkronos Salute. «In queste settimane abbiamo cominciato ad avere i primi isolamenti ancora non molto frequenti di virus influenzali».

Proprio il freddo potrebbe fare da innesco ai virus stagionali aprendo la strada all'ascesa delle forme influenzali, avverte l'esperto che invita le persone più a rischio a vaccinarsi se non lo hanno ancora fatto. La situazione oggi vede diversi isolamenti di virus dell'influenza vera e propria, «anche del famoso A/H3N2 di origine australiana che ci preoccupa di più, visto che è immunoevasivo e ha la possibilità di creare sintomatologie più pesanti», analizza il direttore della Scuola di specializzazione in Igiene e Medicina preventiva dell'università Statale di Milano.

«Ad oggi, come succede classicamente sempre in questa fase di sbalzi termici, ci sono altri virus in azione: adenovirus, rhinovirus, coronavirus non Sars». Ma l'effetto freddo cambierà un po' il quadro. «Alcuni studi, anche fatti da noi nel passato, evidenziano come l'abbassamento della temperatura, e una temperatura che rimane bassa e prolungata nel tempo con un'elevata quota di umidità, è l'elemento scatenante» per l'influenza, «anche se non è l'unico. E c'è bisogno di approfondire ulteriormente la ricerca su questo».

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