«Un dolore grandissimo, un vuoto incolmabile lascia la perdita di Amar. Il buio e il freddo di quella notte difficilmente andrà via dal mio cuore, una tempesta senza fine. Da un istante all’altro ci siamo ritrovati in una situazione inimmaginabile. Io e Amar ci eravamo conosciuti solo da pochi giorni, ma subito eravamo entrati in confidenza, una bellissima persona dall’animo profondo e con valori etico professionali indiscutibili. Desidero esprimere la mia vicinanza ai familiari di Amar che dovranno sopportare il dolore della sua mancanza. Ciao Amar, non ti dimenticherò mai». Ancora sotto choc e in piena convalescenza l’agente Carmine D’Agostino, il conducente dell’auto Tonale della polizia coinvolto nell’incidente che ha causato la morte del collega Amar Kudin, ha voluto esprimere il proprio cordoglio alla famiglia del ragazzo.
La camera ardente
Il messaggio arriva proprio nel giorno in cui nella Caserma di via Guido Reni, sede del Reparto volanti della Questura, è stata aperta la camera ardente per l’ultimo saluto all’agente scelto di 32 anni, nato in Croazia e cresciuto a Treviso. A recapitarlo i genitori di D’Agostino che erano presenti. Una folla commossa e silenziosa ha accolto ieri il feretro del giovane. A rompere il silenzio di una fredda e triste mattina di novembre le sirene delle moto e delle auto della polizia, accese dopo il toccante messaggio inviato via radio dal questore Roberto Massucci a tutte le volanti in servizio, al momento dell’arrivo della bara. «Un ragazzo sempre sorridente, perbene, un atleta rigoroso. Un poliziotto gentile che noi dobbiamo ricordare sempre. Fatelo in ogni momento, qualsiasi cosa stiate facendo, perché dal suo esempio e dai suoi valori noi dobbiamo ripartire», ha detto Massucci mentre la bara, avvolta dal Tricolore, veniva portata a spalla dai colleghi nell’Aula magna dove erano presenti, tra gli altri, anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il Capo della Polizia Vittorio Pisani e il prefetto Lamberto Giannini. Quell’aula che per tutto il giorno ha accolto centinaia di persone. Amici, colleghi, compagni delle Fiamme oro e della squadra di rugby del Civitavecchia dove il poliziotto ancora giocava. Ma anche carabinieri, Finanza, Penitenziaria e polizia locale. Tutti hanno circondato d’affetto la sorella e la madre di Amar che non riusciva a stare in piedi. Fissava il feretro ripetendo «perché». Una domanda che si pongono i tanti, increduli per la prematura morte del «ragazzo gentile che sapeva fare squadra con tutti», racconta uno dei colleghi. E lo confermano in tanti. «Era davvero un ragazzo d’oro», ha detto sconvolto Gianluca, preoccupato anche per Daniele Greco, il capo pattuglia di 27 anni che era al fianco di D’Agostino all’alba di lunedì quando si sono scontrati con la Giulietta del commissariato Primavalle guidata da Giada Gueri e con a bordo Amar e un arrestato. «L’ho visto sconvolto, non so se si riprenderà». Ieri in via Guido Reni c’era anche lui, Daniele. In sedia a rotelle, con la gamba ingessata e il volto tumefatto, è uscito dall’ospedale per dare l’ultimo saluto al collega. Un messaggio lo ha voluto lasciare anche Giada, inviando una corona di fiori con un biglietto: «Che tu possa mostrare anche agli angeli l’uomo che eri - si legge - Accanto a te mi sentivo come una sorella più piccola. Cercavi di proteggermi quando le situazioni erano difficili e lo hai fatto fino all’ultimo respiro. Sei stato il mio scudo». Lei che è un scricciolo e che si sentiva sempre così sicura accanto ad Amar, il «gigante buono» gioioso e innamorato della vita. Non si poteva non esserne amico, «era sempre pronto a incoraggiarti», ricordano in tanti.
L’inchiesta
Con Giada, ma anche con Carmine e molti altri che prestavano servizio nello stesso turno, era più facile conoscersi e stringere amicizia. E così era accaduto anche tra Carmine e Amar che la settimana prima della tragedia si erano ritrovati a cenare insieme. Poi la tragica fatalità. La Procura oggi conferirà l’incarico al consulente per una ricostruzione cinematica dell’incidente, mentre verranno analizzate anche le eventuali telecamere di bordo installate sulle due volanti sequestrate. Sia D’Agostino che Gueri, come atto dovuto, sono indagati per omicidio e lesioni stradali. Tra le altre cose bisognerà stabilire se il semaforo all’incrocio funzionasse come almeno uno dei poliziotti feriti ricorda, ma anche valutare le attenuanti comunque riconosciute agli operatori delle forze di polizia che intervengono su chiamata e per una situazione d’emergenza. La Tonale doveva correre per sedare una rissa a Corso Francia e per cui non erano disponibili pattuglie di zona.