Non possono essere tollerati. Graffiti, altarini, slogan e scritte di camorra vanno rimossi, cancellati, non possono continuare ad offendere l’estetica di mura e palazzi, ma anche la sensibilità di cittadini e viaggiatori. Sono queste le motivazioni che spingono il prefetto di Napoli Michele di Bari ad introdurre la questione dei graffiti in odore di malaffare nel comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza.
Un vertice nel quale si torna a parlare del caso Caiafa, anche alla luce di quanto raccontato da Il Mattino nell’edizione di domenisca scorsa. Ormai non è più in segreto: nella zona di piazzetta Sedil Capuano, spiccano scritte e graffiti in onore di Luigi Caiafa, il 17enne ucciso nel 2020, indicato come una sorta di eroe da tenere a modello.
Un caso che si ripropone, nonostante la campagna intrapresa da questo quotidiano nel corso del 2021. Ricordate il murale dedicato a Luigi Caiafa? Venne rimosso, dopo la battaglia intrapresa da questo giornale, anche per rimarcare il perimetro dei valori in cui dovrebbe muoversi una società civile. Al netto del dolore umano per la morte di un 17enne, e della responsabilità del poliziotto che fece fuoco, occorre ricordare che Luigi Caiafa venne ucciso mentre provava a fare una rapina. Imbrattare un muro - per giunta in pieno centro storico - con il volto di un babyrapinatore rappresenta un pugno allo stomaco di chi si batte da sempre dalla parte della legalità. Ma torniamo alla storia del comitato per l’ordine pubblico e per la sicurezza. Oggi si discute del caso Caiafa, ma conviene partire da un retroscena: da mesi, il prefetto Michele di Bari - lontano dai riflettori mediatici - sta conducendo interventi finalizzati a bonificare le strade della nostra area metropolitana. In questi mesi, sono stati svolti interventi coordinati dalle forze dell’ordine - a partire dalla polizia municipale - per abbattere altarini e murale, graffiti e slogan impressi sulle nostre mura.
Facile a questo punto immaginare che nei prossimi giorni si possa agire in modo rigoroso anche nella zona in cui viene coltivato il mito di Luigi Caiafa. Un caso che si ripropone, dal momento che i graffiti sono stati impressi sulle mura della zona nel periodo in cui il Napoli si apprestava a vincere il suo terzo scudetto. Una fede laica che ha spinto i più giovani a immortalare il nome di Luigi Caiafa. Oggi però le cose sono decisamente cambiate, alla luce di una sorta di mannaia che si è abbattuta sulla vita di decine di ragazzi cresciuti in quello spaccato di centro storico.
Piazzetta Sedil Capuano, dunque. Ad uccidere Arcangelo Correra, sabato scorso, secondo la Procura di Napoli, è stato il fratello minore di Luigi Caiafa. «È stato Renato, ma è stato per errore o per gioco...», hanno detto sin dalle primissime fasi delle indagini alcuni ragazzi della zona. Indagini in corso, la questione dell’ordine pubblico è centrale. Non è un caso che la famiglia Caiafa ha lasciato la zona. La madre di Renato ha cambiato casa, forte di una robusta comprensione del sentimento che si prova quando si subisce un lutto così grave. Un motivo in più per intervenire. Una ragione in più per mandare agenti della polizia municipale (da sempre sensibili a questo tipo di problemi) a rimuovere e cancellare altarini e graffiti.
Anche in questo caso, si parte dal dialogo. È una strategia del prefetto partenopeo, che fa leva sul ragionamento e sulla condivisione: bisogna guardare negli occhi i cittadini, ragionare con loro, per ribadire ogni giorno l’importanza di ritrovarsi attorno ai valori positivi. Via quelle scritte, la città ha bisogno di lasciarsi alle spalle eroi negativi e modelli culturali distorti.