Automotive, i sostegni alla filiera: giù l?energia per evitare chiusure

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Bolletta elettrica meno cara per chi produce auto e ricambi in Italia. Domani, al tavolo dell’automotive convocato a Palazzo Piacentini, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, annuncerà ai sindacati, alle associazioni datoriali, agli enti locali, ai rappresentanti di Stellantis e della filiera della componentistica la volontà del governo di abbassare dal 2025 i costi dell’energia per il settore. Seguendo in parte quanto già fatto in passato con altri settori energivori in crisi.

L’annuncio del ministro arriva in un momento molto delicato per il settore dell’auto in Italia. A fine 2024 la produzione di veicoli si chiuderà con mezzo milione di veicoli assemblati (in calo di quasi il 40 per cento) rispetto al 2023. In discesa, anche se minore, le immatricolazioni, sotto gli 1,3 milioni di pezzi nonostante i quasi 800 milioni di euro impegnati dal governo per le rottamazioni. Il tutto mentre a rotazione la maggior parte degli operai di Stellantis si alterna in cassa integrazione (ieri è stato annunciato uno stop di 7 giorni a Cassino) e il fondo per l’automotive è stato tagliato in manovra di 4,6 miliardi fino al 2032. Chiudendo la stagione degli ecobonus. Anche se su questo versante, il ministro Giancarlo Giorgetti, ha fatto sapere: «Noi non tagliamo i fondi alle imprese che vogliono riconvertire». Al riguardo Teresa Ribera, futura vicepresidente della Ue con delega alla Transizione pulita, ha spiegato che si deve guardare a un «approccio di neutralità tecnologica» anche in ottica di stop alle auto a combustione interna, diesel e benzina, dal 2035.

Il tema è molto a caro a Urso, che chiede di rivedere la tempistica. Intanto vuole venire incontro alle aziende, in primis quelle delle componentistica, per contenere i costi dell’energia. Secondo alcune stime, si spende un terzo in più rispetto a Francia, Germania o Spagna. Paesi che possono contare sul nucleare. Al Mimit stanno studiando di tagliare le accise o gli oneri di sistema per abbassare il costo della bolletta. Ma si stanno anche valutando crediti d’imposta per chi fa ricerca o investimenti per favorire la doppia transizione (energetica ed ambientale). Non si escludono neppure strumenti di “energy release”: lo Stato garantisce risorse alle imprese che vogliono rafforzarsi sulle rinnovabili e che, una volta a regime, immettono nella rete nazionale i terawattora non utilizzati. Questa strategia passa per un aumento dei fondi per l’automotive.

I DOSSIER

Alla riunione di domani quello dell’energia sarà soltanto uno dei dossier in discussione. I sindacati chiederanno lumi sul rinnovo degli ammortizzatori sociali e di portare il tavolo a Palazzo Chigi, convocando i vertici di Stellantis. Dal colosso franco italiano tutte le parti in campo attendono risposte sui nuovi modelli da produrre in Italia, su dove sarà installata la piattaforma small e sul futuro della gigafactory di Termoli. Il costruttore confermerà la volontà di assemblare un milione di auto entro il 2030, facendo intendere di voler tornare nel 2025 ai volumi del 2023. Visto che il 63 per cento della produzione italiana va all’estero, si suggerirà di rimodulare i sostegni per tagliare i costi di produzione e non soltanto accelerare le vendite. In questa direzione si guarda anche a un rafforzamento dei contratti di sviluppo da parte delle Regioni.

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