Basta assalto alla diligenza. Scure sui fondi degli eletti

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Sforbiciata ai contributi utilizzati nei collegi elettorali. Saranno "solo" 120 milioni (erano 400 due anni fa)

Basta assalto alla diligenza. Scure sui fondi degli eletti

In due anni il governo Meloni ha dato una sforbiciata pari all'80 per cento del «tesoretto» destinato a finanziare le iniziative indifferibili dei parlamentari.

In pratica si tratta del fondo messo a disposizione dei partiti per distribuire prebende e «marchette» a deputati e senatori. Nel testo della manovra, trasmesso ieri alla Camera dei deputati, dopo la firma del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, l'ammontare del tesoretto è pari a 120 milioni di euro. Due anni fa la somma stanziata per le iniziative dei parlamentari era di 400 milioni di euro. Numeri che danno l'idea della sforbiciata senza precedenti varata dall'esecutivo e che ferma l'assalto alla diligenza di partiti e gruppi politici. Nel capitolo tesoretto si trovava di tutto: dalla «stradina» sotto casa dell'onorevole, finanziata con i soldi della manovra, ai fondi per la sagra del casatiello.

Il primato, gli ultimi anni, spetta al governo Conte. Nella finanziaria del 2020 l'allora premier grillino istituì un fondo per le esigenze del Parlamento pari a 1 miliardo e 200 milioni, 800 milioni per il 2021, 400 per il 2022. Fu una vera e propria corsa alla marchetta.

Ovviamente, ora, la mossa di Meloni crea malumori bipartisan tra i partiti. Tra Palazzo Madama e Montecitorio serpeggia il malessere. Anche le opposizioni erano beneficiarie di una parte del tesoretto. In cambio, come da prassi parlamentare, i partiti di opposizione allentavano l'ostruzionismo durante l'iter di approvazione della manovra. Uno scambio, in poche parole. Che però il governo Meloni decide di interrompere. Con 120 milioni di euro il margine d'intervento è limitato e ristretto. E dunque, c'è un gran lavoro da fare in queste ore per i capigruppo che devono respingere il pressing dei propri parlamentari. Le misure finanziate con il tesoretto saranno poche e selezionate. Non più eventi, sagre e fiere. Ma le risorse saranno concentrare su opere utili e indispensabili per i territori. La linea di Palazzo Chigi è abbastanza chiara e netta: taglio drastico a tutte le spese inutili. Il grosso dei soldi sarà dirottato sul capitolo del bonus di Natale di 100 euro. La «spending review» meloniana non riguarderà solo il Parlamento. Ma dalla lettura del testo della manovra investirà tutti i ministeri. Con staff e costi annessi. Tagli, tagli, tagli alle spese superflue.

Nel triennio 2025-2027 la spending review a carico dei ministeri prevede tagli per circa 7,7 miliardi. Le riduzioni a carico dei ministeri sono quantificate in 2,64 miliardi nel 2025, 2,6 miliardi nel 2026 e 2,53 miliardi nel 2027.

La manovra prevede comunque che le riduzioni di spesa possano essere rimodulate in termini di competenza e di cassa, anche tra programmi diversi, nell'ambito dei pertinenti stati di previsione della spesa. Il taglio di spesa maggiore è a carico del ministero dell'Economia (oltre 700 milioni il primo anno), seguito dal Mimit e dal Ministero delle infrastrutture e trasporti.

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