Candido Montini, il giallo dell?omicidio del vicesindaco. Test del dna in paese: fermato un minore

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A decine sono stati sottoposti su base volontaria al prelievo del dna e adesso c’è un fermato per l’omicidio di Candido Montini, 76enne ucciso a coltellate nella sua abitazione a Garzeno, nel Comasco. Dopo quasi un mese di indagine e numerosi campioni biologici raccolti, ieri pomeriggio è stato portato in caserma un ragazzo minorenne che sarebbe coinvolto nel delitto dello scorso 24 settembre, finora rimasto completamente avvolto nel mistero.

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METODO YARA

Il nome del giovane, sulla cui identità gli investigatori mantengono il massimo riserbo, sarebbe emerso in seguito all’applicazione del noto metodo Yara, usato anche nella più recente inchiesta per l’omicidio di Sharon Verzeni. I controlli del dna, che hanno coinvolto almeno un centinaio di residenti, hanno preso il via nei giorni scorsi nel paesino che conta appena 650 abitanti, dei quali circa 110 residenti nella frazione di Catasco, dove viveva la vittima. Il ragazzo, il cui profilo genetico è comparso in un “match” con le tracce biologiche rinvenute sul luogo del delitto, è stato interrogato fino a ieri sera dal procuratore dei minori. Ancora da chiarire esattamente quale potrebbe essere il movente di un omicidio tanto efferato e se il presunto responsabile sia stato aiutato da un complice. La pista più probabile, al momento, sembra essere quella di un’aggressione per motivi di denaro, ma non si esclude che possa celarsi anche altro. Fin dall’inizio, infatti, era apparsa concreta la possibilità che il killer non avesse scelto Montini per caso e che i due si fossero già incontrati in passato. Montini, ex vicesindaco di Garzeno e titolare di un negozio di alimentari, era stato trovato morto nella sua abitazione la mattina del 25 settembre dal panettiere del paese, che era andato a cercarlo a casa dopo aver trovato il negozio chiuso.

L'AUTOPSIA

A quanto emerso dall’autopsia eseguita sul corpo, l’omicidio risalirebbe al pomeriggio precedente, dopo che il 76enne era rincasato per la pausa pranzo senza più tornare al lavoro. Entrando in casa insieme alla cognata della vittima e a un vicino, il fornaio lo aveva trovato riverso sul pavimento in una pozza di sangue, ormai senza vita. Da subito era stata esclusa l’ipotesi di una rapina classica, anche perché nell’abitazione nella frazione di Catasco non era stato rilevato alcun segno di effrazione, né sembravano mancare oggetti di valore. Un’aggressione violentissima e totalmente inaspettata, al punto che l’uomo non avrebbe nemmeno fatto in tempo a mettersi le scarpe o le ciabatte. Era chiaro che l’assassino lo aveva colto di sorpresa, continuando a colpirlo più volte al torace, all’addome e alla gola, anche quando il commerciante si era ormai accasciato a terra. A ucciderlo, in particolare, sarebbe stata una ferita alla giugulare. Nonostante non sembrasse mancare nulla dalla casa dell’ex vicesindaco, il suo portafogli è stato trovato all’esterno, vuoto, lungo una delle stradine del borgo. Forse proprio quella imboccata dal killer per darsi alla fuga dopo il delitto. Una settimana più tardi, poi, era comparso anche il coltello da cucina usato per sferrare quei fendenti mortali, sul quale peraltro erano state rinvenute tracce di Dna di chi lo impugnava.

I CONTANTI

Dopo settimane di indagini durante le quali pareva che l’assassino fosse comparso nel nulla, è arrivata la svolta. Il minorenne, convocato al Comando provinciale dei carabinieri di Como insieme ai genitori, abita a poca distanza dalla casa in cui è avvenuto il delitto. Ancora da capire quale fosse il rapporto tra il 76enne e il ragazzino, se effettivamente si conoscessero già e se il giovane potesse aver saputo che in quei giorni l’uomo si trovava in possesso di una somma rilevante di denaro in contanti.

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