Elezioni americane, Biden: fine di una presidenza in chiaroscuro

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Joe Biden passerà alla storia come il presidente che per due volte ha fatto un «gran rifiuto». La prima volta fu nel 2016, quando la tradizione lo avrebbe voluto come la naturale continuazione del presidente Barack Obama di cui era stato vicepresidente per otto anni. Ma Biden aveva appena perso il figlio Beau, di un cancro al cervello, ed era affranto dal dolore. E soprattutto, si rendeva conto che una sua discesa in campo avrebbe potuto dividere il partito, una parte del quale era già schierata con l’ex segretario di Stato Hillary Clinton.


L’altro grande rifiuto l’ha fatto lo scorso luglio, quando ha accolto gli appelli del suo stesso partito, e si è ritirato dalla corsa. Un rifiuto, quest’ultimo, che i democratici hanno salutato come un atto di grande coraggio e patriottismo, ma che secondo analisti indipendenti sarebbe dovuto avvenire molto prima, dati gli evidenti segni dell’età che il presidente manifestava. È anche chiaro che Joe fa fatica a ritirarsi dal palcoscenico politico, e difatti ha causato qualche involontario incidente per la sua vice in corsa, Kamala Harris. Ma al fondo c’è il fatto che il presidente pensa di non aver realizzato quel che lo aveva spinto a candidarsi nel 2020, «ricostruire l’anima dell’America», «ristabilire i valori democratici» e «risollevare la classe media». I democratici sostengono che la sua presidenza sia stata una delle più fruttuose della storia recente, e che si lascia dietro un’eredità di legislazioni bipartisan molto rare in questa stagione politica. Ad esempio citano l’Inflation Reduction Act che ha investito nella lotta ai cambiamenti climatici e ridotto i costi dei farmaci. E vantano il successo bipartisan dell’Infrastructure Investment and Jobs Act, che sta contribuendo a ricostruire strade, ponti, trasporti pubblici e garantisce l’allargamento della banda larga in tutto il paese, e del Chips Act che ha incentivato la produzione di semiconduttori negli Stati Uniti, affrancando il Paese dalla dipendenza da Taiwan.


Ma proprio il suo primo successo legislativo, anch’esso bipartisan, l’American Rescue Plan, il pacchetto da quasi due mila miliardi di dollari che nel mezzo del Covid servì a stimolare l’economia, si è poi trasformato in uno dei suoi problemi più gravi, perché tutto quel denaro che circolava, coniugato alle interruzioni della catena di approvvigionamento durante il Covid e poi alla guerra in Ucraina, ha contribuito a scatenare l’inflazione, che ha pesato molto sul potere d’acquisto degli americani. E l’inflazione rimane una delle accuse più pesanti contro la sua presidenza, insieme alla confusione della politica di immigrazione. 


La sua presidenza era in realtà cominciata all’insegna dell’ottimismo, con la convinzione che dopo gli anni caotici di Trump, con lui la competenza fosse tornata alla Casa Bianca. La campagna nazionale di vaccinazione contro il Covid sembrò confermare quella visione, ma un primo grave inciampo arrivò nell’estate del 2021 con il ritiro dall’Afghanistan. Per quanto Biden avesse ereditato da Trump l’accordo di ritiro entro il 31 agosto, l’organizzazione fu precipitosa e restituì al mondo immagini di gente disperata che si attaccava ai carrelli degli aerei pur di non essere lasciato nelle grinfie dei talebani. Pochi mesi dopo, i prezzi cominciavano a salire, e l’Amministrazione reagiva sostenendo che si trattava solo di un breve incidente di percorso, fino a che l’inflazione non è arrivata a superare il 9%, quasi in contemporanea. Ci si mise pure il cane di Biden, Commander, che ha morso o attaccato il personale in almeno 24 occasioni, e contribuendo a far credere che il presidente non riuscisse a controllare neanche il suo cane.   


Il suo ruolo di leadership nel sostenere l’Ucraina e nell'unire la Nato e gli alleati occidentali in risposta all'invasione russa del febbraio 2022 è stato uno dei momenti più alti della sua presidenza, così come, nello stesso anno, la nomina della prima donna afro americana alla Corte Suprema, Ketanji Brown Jackson. Ma oggi, presidente anatra zoppa, la sua popolarità resta addirittura sotto il 40%, con un 56% di disapprovazione.

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