Emanuele Tufano aveva compiuto 15 anni a luglio e voleva fare il meccanico. Custodiva il sogno di lavorare nel mondo delle auto e dei motori. Un sogno spezzato insieme alla sua vita dalla pallottola che gli ha trafitto la schiena e che, ora, getta ombre sulle frequentazioni del giovane napoletano, incensurato e mai coinvolto in vicende giudiziarie. Emanuele frequentava la scuola, era benvoluto dai compagni di classe e, come tutti i ragazzini della sua età, aveva più di una comitiva di amici con i quali si intratteneva.
Gli appuntamenti e i momenti di svago del giovane erano concentrati soprattutto nei due quartieri in cui era cresciuto, al rione Sanità e nella zona di Capodimonte. La sua quotidianità, infatti, era scandita dalla spola tra queste due aree della città che rappresentavano anche i suoi affetti più cari dal momento che si divideva tra la casa dei genitori e quella della nonna paterna, a cui era molto affezionato. Gli amici, la famiglia e le partite di calcetto rappresentano quello che accomunava Emanuele a qualsiasi altro suo coetaneo, così come le pose da “duro” nelle foto sui social che oggi dettano moda tra i giovanissimi. Nonostante questo, la tragica fine del quindicenne ha innescato inevitabilmente dubbi sulla possibilità di cattive frequentazioni o di ambienti che potrebbero averlo coinvolto in situazioni di malaffare.
La scuola
Emanuele era ripetente e dopo aver frequentato l'istituto Isabella d'Este Caracciolo, alla Sanità, quest'anno si era iscritto all'Istituto Superiore Della Porta dove stava frequentando le lezioni in maniera assidua. Fin dall'inizio dell'anno scolastico, il 15enne era stato ben accolto dai compagni e i racconti degli amici di scuola lo descrivono come un ragazzino «dotato di una grande empatia e di un carattere affabile e cordiale». Emanuele risultava subito simpatico e questa natura, spontanea e godereccia, gli rendeva facile inserirsi tra i gruppetti dei suoi coetanei e anche nelle comitive dei ragazzi un pochino più grandi.
I messaggi sui social
I suoi compagni di scuola, ieri mattina, gli hanno dedicato alcuni minuti di silenzio prima di cominciare le lezioni e una delle sue professoresse gli ha dedicato un messaggio commovente sui social. «Lui non era un quindicenne, era un mio alunno - ha scritto la docente nel suo post - aveva una famiglia, aveva amici, aveva interessi ma soprattutto sogni, sogni spezzati in una notte di ottobre. Quindi non era un semplice quindicenne ma un figlio di questa città che ancora una volta si è dimostrata croce e delizia. Da quando ho saputo vedo solo i suoi occhi davanti a me, occhi timidi e belli. Oggi mi chiedo se avessi potuto fare di piú, se la scuola avesse potuto fare di più».
I sogni di Emanuele Tufano
Le idee chiare su cosa voler fare da grande, Emanuele ce le aveva da sempre perché la sua passione per i motori, le auto e, in generale, il mondo della meccanica era spuntata fin da quando era poco più di un bimbo. Il quindicenne sognava di cominciare a fare pratica in una carrozzeria oppure in qualche officina meccanica ma accarezzava l'ambizione più grande di lavorare nel mondo dei motori e, questo obiettivo, per chi lo conosceva bene, sarebbe stato solo questione di tempo. L'idea di svolgere qualche lavoretto part time come aiutante meccanico, durante la frequentazione degli anni di liceo, l'aveva messa in un cassetto ed era pronto a cimentarsi in qualche nuova esperienza appena ce ne fosse stata l'occasione.
Le preghiere per Emanuele Tufano
Sogni a parte, le giornate di Emanuele, come quelle dei suoi coetanei, rimbalzavano tra gli impegni a scuola, le partite alla play station e i tanti amici, come la folla che ieri si è riunita davanti all'obitorio del Policlinico dove è stata trasportata la salma del 15enne. Infine l'addio sui social dove al giovane ucciso sono stati dedicati messaggi, preghiere e canzoni.