I volumi ci fanno impazzire, rubare, odiare, amare. Li vogliamo a tutti i costi. Non sempre per leggerli
BANCARELLITE Amare libri vecchi e disfatti, frequentando pressoché quotidianamente i piccoli commercianti dell'usato, quelli che a Parigi sono detti bouquinistes. Chi ne è affetto si distingue per la grande pazienza che lo anima e per l'infantile soddisfazione che prova quando torna a casa col pezzo rinvenuto. Il piacere di andar per bancarelle è per lui il più delizioso della vita, una gioia fatta di tenerezza pensosa e di dolce consolazione.
BIBLIOACCIDIA Totale noncuranza per l'esistenza dei libri. Per questo paziente non conta che i libri ci siano o meno: si sveglia al mattino e conduce la giornata senza averne bisogno.
BIBLIOARROGANZA Boriosità saccente di chi frequenta assidua- mente librerie antiquarie e si ostina a molestare gli altri con mirabolanti narrazioni bibliofile. Poiché dichiara di possedere tutti i più bei libri che uno può desiderare, questo squilibrato non ne acquista mai uno.
BIBLIOCANAGLIERIA Restituire il libro ricevuto in prestito dopo averlo colmato di sottolineature e segni di lettura, tracciati nei casi più perfidi non a matita bensì a penna. In alcuni casi le canaglie non esitano a scrivere sui margini del tuo libro le loro impressioni di lettura.
BIBLIOCLASTIA Forte ostilità verso i libri, fino a desiderare che siano distrutti o bruciati in un falò. Nella forma fondamentalista si odiano i libri per il loro contenuto; in quella per incuria si danneggiano i libri presi a prestito da biblioteche pubbliche; nella forma per interesse si smembrano i codici illustrati per rivendere le singole pagine come stampe.
BIBLIOCLASTIA EREDITARIA Svendita della collezione faticosamente accumulata da un padre o da un nonno. Rarissimo il caso di erede premuroso che rispetta la collezione e, invece di disperderla per calcolo venale, studia come salvarla, individuando un istituto che l'accolga e ne rispetti l'integrità.
BIBLIOFAGIA Atto di masticare e ingoiare pagine di libri. Il gesto ha qualcosa del rito religioso: si divora un libro e se ne assimila il sapere. «Divoratore di libri» è anche la comune allocuzione per designare chi ne legge tanti, o chi legge troppo e senza criterio.
BIBLIOFIASCHITE Amare i libri rinchiusi da un maestro vetraio dentro bottiglie o fiaschi, poi allineati sugli scaffali.
BIBLIOFOBIA Terrore per i libri. Supplizio di vederne uno, come fosse oggetto repellente, nell'ambiente in cui si vive. Si può correttamente definire così anche il disgusto per l'attuale eccessiva quantità di libri banali.
BIBLIOFOBIA MONOGRAFICA Repulsione selettiva per i libri. La forma più semplice è l'insofferenza per il Libro Sacro della religione che non si professa.
BIBLIOMANIA Furore di possedere libri, che vengono comperati a casaccio e accumulati senza essere letti, oppure ricercati in quanto rari e al solo scopo di possederli. Questo desiderio insaziabile di libri getta nell'angoscia: il bibliomane dedica loro ogni risorsa terrena e spirituale. La progressione della malattia è grave: inclinazione a privilegiare i libri a scapito della vita, ossessione, isolamento, emarginazione conclusiva.
BIBLIOMANIA ANALFABETA Consorella della bibliomania virtuosa (vedi) ma senza leggere nulla. Chi ne è affetto è obbligato a circondarsi di libri che non aprirà mai ma che stipa sugli scaffali o impila per terra. La sua esistenza è però rilevante: lasciando intonsi i libri, l'analfabeta è colui che alla scomparsa nel momento in cui la sua collezione verrà dispersa assicura l'ingresso nel mercato antiquario di buoni esemplari che fanno la gioia di altri bibliomani.
BIBLIOMANIA ESCLUSIVA Dedicare tempo e denaro ad accumulare una venerata biblioteca monocolore: centinaia di edizioni della Divina commedia o dei Promessi sposi, anche tradotti in altre lingue. L'oceano di libri fuori dall'interesse dell'esclusivo non lo stuzzica, ma quando si tratta di ampliare la propria collezione non esita ad aprire il portafoglio.
BIBLIOMANIA INVIDIOSA Perdere la pace non appena si sa che un rivale possiede un certo libro: si smette di mangiare e dormire finché non si rintraccia il pezzo bramato. Bisogna procurarselo con ogni mezzo, compreso l'inganno; e se sorgono difficoltà, ciò non fa che eccitare la cupidigia. Salvo poi subire rapidamente la caduta del desiderio e aspirare a un nuovo oggetto, bramato solo perché posseduto da un altro collezionista. L'invidioso nutre però un piacere vacillante: se viene a conoscenza di un secondo esemplare del medesimo libro, il suo ardore possessivo crolla. Come ogni invidioso è un infelice: una volta conseguito ciò che cerca, comincia per lui il tedium.
BIBLIOMANIA VOLUBILE Raccogliere i propri esemplari senza badare a spese, sistemarli a scaffale e porsi in adorazione. Ma l'attrazione dura poco: un giorno, improvvisamente, la passione si estingue, tutto viene ceduto in blocco e il volubile si lancia con incostante leggerezza in una nuova raccolta. Anche questa nuova collezione seguirà il destino delle precedenti: ceduta senza scrupoli per poter capricciosamente ricominciare.
BIBLIOTAFIA Acquistare libri solo per nasconderli e impedire agli altri di giovarsene, un po' come fa l'avaro col danaro. In pra- tica: seppellire i libri nella tomba della propria torre d'avorio. Il termine allude anche alla volontà testamentaria di essere se- polti assieme a un libro amato. Dalla presenza in una tomba di un esemplare dell'Orlando furioso o della Gerusalemme liberata si potrà dedurre il carattere lieto o mesto che in vita aveva il col- lezionista defunto.
CLEPTOBIBLIOMANIA Istinto irresistibile di rubare un libro. Non colpisce un ladro abituale o occasionale, bensì uno tale che reitera il furto. Spesso lo fa perché crede che il libro sia conservato male in una certa biblioteca: rubandolo lo mette in salvo.
CLEPTOMANIA DELL'IMPRESTATO Atto per il quale non si restituisce mai il libro ricevuto in prestito, piuttosto lo si dona ad altri. Le per- sone che pigliano a prestito sono rispetto agli stolti che danno a prestito infinitamente superiori.
Sono soggetti noncuranti e imperturbabili, dotati di una sublime faccia tosta: non si danno alcun pensiero, e soprattutto non assegnano alcun valore all'oggetto preso a prestito, trattandosi di cosa non loro. La gravità dell'atto si misura sull'effetto: mutilare collezioni, creare volumi scompagnati. Ancorché ardua, esiste la terapia: nel momento della richiesta, dire «no».