Johnny Depp: «I capi Disney non capirono Jack Sparrow. Successo? Non mi importa». Le rivelazioni

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Dalla finestra del suo albergo a San Lorenzo, Johnny Depp guarda i fan accalcati che da ore invocano il suo nome: «Ho portato i miei parenti dal Kentucky», scherza sorseggiando acqua tonica e pregustando il delirio di folla che poco più tardi lo accoglierà sul red carpet dell’Auditorium Parco della Musica dove la gente si era accampata fin dal primo mattino per vederlo. A 61 anni, uscito innocente dal clamoroso processo per abusi in cui l’aveva trascinato l’ex moglie Amber Heard, l’attore (stasera ospite di Fabio Fazio sul Nove) diserta la conferenza stampa della Festa di Roma ma si gode gli applausi in sala per il suo secondo film da regista che arriva a 27 anni dall’opera prima The Brave: il febbrile Modì - Tre giorni sulle ali della follia, ambientato nella Parigi del 1916, con Riccardo Scamarcio nei panni di Amedeo Modigliani che dice «fuck you» ogni tre minuti, sfonda vetrine, condivide la bohème con Utrillo e gli altri artisti maledetti, mangia nella bettola della focosa Luisa Ranieri, avverte gli echi della guerra, sfida il ricco mercante d’arte Al Pacino («Non sono in vendita») in una memorabile scena che resterà scolpita nella memoria dell’attore pugliese, ancora incredulo di aver recitato a tu per tu col mostro sacro. 

Scamarcio dice che Modigliani è il suo alter ego: è vero?

«Nel personaggio ho messo tanto di me, ma poi sono gli attori ad aver fatto il resto con un lavoro fantastico, a me è bastato accendere la macchina da presa e riprenderli». 

Si è abituato ad essere un personaggio famoso, di successo?

«Non me ne frega un piffero del successo, non scendo a compromessi e non ho mai fatto il servo di nessuno, figuriamoci ora che sono vecchio. Quello che ho avuto non è un mio merito, è la mano di carte che mi è capitata. Non mi lamento certo, ci mancherebbe, ma a volte è pesante. Mi considero fortunato e penso che se tornassi uno qualunque sarei un bello stronzo (ride, ndr)». 

Per esprimere il meglio un artista deve toccare il baratro, come Modigliani? 

«Deve toccare ogni tipo di fondo. Io ho trovato mille ostacoli, sbattuto contro tanti muri, sono arrivato giù e sono risalito. E oggi non posso che esserne felice, ricordando che ho avuto la migliore educazione possibile». 

Ci sono stati momenti in cui non è stato capito o scarsamente considerato?

«Sempre! (ride ancora, ndr). Per Edward Mani di Forbice i produttori della Fox avrebbero voluto Tom Cruise. La prima volta che ho interpretato Jack Sparrow in Pirati dei Caraibi, i capi Disney mi chiesero se il mio personaggio fosse drogato, ubriaco o gay. Avrei voluto rispondere che era tutte e tre le cose... Ma mentre loro si agitavano e davano di matto, io facevo ridere la troupe e mi bastava». 

Ha paura della morte?

«Sono un attore e vengo dal Kentucky! Una volta pensavo che la morte fosse solo terra e vermi, oggi mi sento fortunato perché sono qui e respiro. Penso che tutte le persone piantano dei semi destinati a rimanere anche quando se ne sono andate. E non c’è bazooka che possa annientarli». 

Come le è venuto in mente di girare un film su Modigliani?

«Si tratta di un’idea di Al Pacino che molti anni fa avrebbe voluto farlo, poi il progetto non si è realizzato e lui ha chiamato me. Oggi sono felice di presentare Modì, un film in cui, a differenza di The Brave, io non recito. Ed è più facile». 

Oggi cosa le dà l’entusiasmo per continuare a fare il suo lavoro?

«Il desiderio di fare le cose in cui credo. Di sicuro nel futuro continuerò a dirigere dei film. Ma, mi spiace per voi (ride ancora una volta, portandosi al volto le mani inanellatissime, ndr), non smetterò di recitare». 

Ed è vero che interpreterà nientemeno che Satana nel nuovo film di Terry Gilliam ”The Carnival at the End of Days”? 

«Ne stiamo parlando, il progetto è interessante e Terry sta cercando i soldi. Spero proprio che li trovi: il cinema ha bisogno di registi originali e coraggiosi come lui». 
 

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