Choc nel mondo cristiano. La massima autorità spirituale della Chiesa anglicana e di tutta la Comunione anglicana nel mondo, l'arcivescovo Justin Welby ha ammesso di avere coperto un pedofilo seriale che ha abusato di un centinaio di ragazzini. La pubblicazione di un terribile memoriale, e sotto la pressione fortissima dell'opinione pubblica sconvolta, lo hanno portato alle dimissioni. Un passaggio drammatico che, come prassi, è stato accettato formalmente da Re Carlo (essendo il capo della Chiesa anglicana). Si tratta di uno scandalo di proporzioni enormi, mai accaduto in precedenza, che ormai dimostra quanto le vicende legate alla mancata tutela dei minori da parte di chierici (a qualsiasi latitudine e appartenenti a qualsiasi confessione) siano intollerabili al punto da gettare discredito sull'intera organizzazione religiosa.
L'arcivescovo anglicano che in passato ha lavorato a fianco di Papa Francesco su vari fronti umanitari, come il viaggio in Sud Sudan, ha informato di aver lasciato l'incarico attraverso un comunicato dove ha parlato della «cospirazione del silenzio a lungo mantenuta sugli efferati abusi di John Smyth», l'abusatore coperto da Welby, nonchè suo amico personale. «Quando sono stato informato nel 2013 e mi è stato detto che la polizia era stata informata, credevo erroneamente che sarebbe seguita una risoluzione appropriata. È molto chiaro che devo assumermi la responsabilità personale e istituzionale per il lungo e traumatico periodo tra il 2013 e il 2024».
RESPONSABILITA'
Welby si dice consapevole dello scandalo provocato e del bisogno di porvi rimedio. «Spero che questa decisione chiarisca quanto seriamente la Chiesa d'Inghilterra comprenda la necessità di un cambiamento e il nostro profondo impegno a creare una chiesa più sicura».
Ha poi ammesso di provare un forte senso di vergogna per i “fallimenti” della Chiesa anglicana. «Per quasi dodici anni ho lottato per introdurre miglioramenti. Sta agli altri giudicare ciò che è stato fatto».
PEDOFILIA
Nel comunicato l'arcivescovo anglicano chiede ai fedeli di ricordare la moglie Caroline e i suoi figli nelle preghiere: «sono stati il mio sostegno più importante durante il mio ministero, e sono eternamente grato per il loro sacrificio». Il passo indietro di Welby ora fa tremare i vertici della Chiesa anglicana. Ad aver sollevato la bufera è stata la pubblicazione di un rapporto sulla condotta di John Smith, avvocato molto influente, scomparso a 75 anni nel 2018. Dalle carte del pedofilo sono spuntati racconti raccapriccianti: si calcola che circa 130 tra bambini e ragazzi siano stati presi di mira nel corso di campi estivi anglicani tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80, sia nel Regno Unito e successivamente in Zimbabwe e Sudafrica, dove il legale si era trasferito per un certo periodo.
Welby non solo sapeva degli abusi sin dal 2013, anno della sua nomina a capo della Chiesa anglicana, ma di fatto scelse di non agire probabilmente perchè Smyth era un suo amico. Il predatore morì in Sudafrica senza mai essere incriminato dalla giustizia britannica.