L?indigena affronta Carlo: «Tu non sei il nostro Re». Dura contestazione durante il viaggio in Australia

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Re Carlo III è stato pesantemente insultato da una senatrice aborigena mentre teneva un discorso al parlamento australiano a Canberra. Stava parlando del tempo che aveva passato come studente in Australia, del Covid, della vulnerabilità del Paese nella crisi climatica quando Lidia Thorpe, rappresentante dello stato di Victoria, si è alzata e si è avvicinata al sovrano cominciando ad urlare. «Non sei il mio re. Questo è il nostro Paese, avete commesso un genocidio contro il nostro popolo, restituiteci la nostra terra». Mentre gli agenti di sicurezza si avvicinavano per portarla via, Thorpe ha alzato di più la voce: «Dateci quello che avete rubato. Le nostre ossa, i nostri teschi, i nostri bambini, la nostra gente. Avete distrutto la nostra terra, dateci un trattato. Non siete dei nostri. Interrompete le vostre vacanze». E infine l’ultimo grido prima di essere trascinata fuori dall’aula: «Vaffa... alla colonia». Indossava una pelliccia di opossum, uno degli animali più rappresentativi dell’Australia.

Carlo è rimasto imperturbabile, come gli aveva insegnato a fare sua madre Elisabetta, ma i suoi più stretti collaboratori sono furiosi. Il re ha 75 anni, ha interrotto le cure per il cancro a Londra per fare questo viaggio, è stremato dal jet leg e dalla lunga serie di impegni, e ora il successo della visita rischia di essere guastato da una parlamentare nota per le sue posizioni anti-monarchiche, non nuova a scenate di questo tipo. Il primo ministro Anthony Albanese, repubblicano di lunga data ma presente all’incoronazione di Carlo, e il leader dell’opposizione Peter Dutton si sono entrambi scusati, ringraziando il re «per essere stato al fianco degli australiani nella buona e cattiva sorte» e «per il grande rispetto mostrato verso il Paese anche nei discorsi sul futuro dei rapporti con la corona».

Ma c’era da aspettarselo. Già poche ore prima, durante la visita all’Australian War Memorial, Carlo e Camilla erano stati contestati da un piccolo gruppo di repubblicani subito allontanati dalla polizia. Erano però 13 anni che un monarca britannico non andava in visita nel Paese, il più importante, economicamente e politicamente, del Commonwealth. Se l’Australia diventasse repubblicana e uscisse dall’organizzazione, altri membri la seguirebbero. Elisabetta è sempre stata molto attenta a evitare che questo accadesse, ed è stata in Australia 16 volte, la prima nel 1954 quando aveva 27 anni. Ogni sua visita è stata un grande successo, con migliaia di persone che andavano e vederla in ogni luogo. Le successive visite di Carlo con Diana, e di William con Kate, furono anche quelle molto riuscite, anche per il fatto che sia Diana che Kate si portarono dietro i bambini. Elisabetta avrebbe voluto affidare la pratica del Commonwealth ai duchi di Sussex Harry e Meghan, ma la loro decisione di andare in America ha bloccato il progetto.

E’ toccato così a Carlo accollarsi questa incombenza anche su incarico del governo, che ha firmato nel 2021 il patto di sicurezza Aukus con l’Australia e gli Stati Uniti per contenere l’espansionismo cinese nell’area del Pacifico. I buoni rapporti tra i due Paesi sono dunque molto importanti, mentre invece ora il viaggio verrà ricordato solo per l’aborigena che ha insultato il re e gli ha chiesto conto di deplorevoli azioni compiute dai colonizzatori inglesi dal 1787 al 1901, delle quali lui non è minimamente responsabile. Nei suoi interventi Carlo ha anzi elogiato la cultura aborigena, dicendo che le deve molto e la condivide.

LA STORIA

L’Australia in passato ha avuto almeno due grandi occasioni di diventare una repubblica sottraendosi alla dipendenza dalla Corona britannica: nel 1999 e nel 2023 ci sono stati referendum che sono stati respinti dagli elettori. Anche oggi la maggioranza degli australiani non è favorevole a rompere i legami con i Windsor, mentre le organizzazioni degli aborigeni si limitano a chiedere l’istituzione di una commissione che studi il problema. L’attacco a Carlo è stato dunque un atto inutile, dispettoso e scortese nei confronti di un sovrano che cerca di essere ricordato per la volontà di essere cortese con tutti, di capirne le ragioni e di rimediare per quanto può agli errori dei suoi antenati. E che, alla sua età e con un cancro da curare, fa decine di migliaia di chilometri per riuscirci.

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