La cicatrice sul volto di Avetrana

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Il sindaco di Avetrana teme che la comunità sia dipinta dalla serie come "ignorante, retrograda, omertosa"

La cicatrice sul volto di Avetrana

Una manciata di ore fa il Tribunale di Taranto ha bloccato la messa in onda delle miniserie televisiva Avetrana Qui non è Hollywood, prodotta da Disney+ e dedicata al celebre delitto di Sarah Scazzi.

Il provvedimento, arrivato dopo settimane di malumori, è diretta conseguenza anche della posizione del sindaco di Avetrana, che insieme a molti altri denuncia nel film una precisa volontà diffamatoria, per cui emergerebbe una comunità locale «ignorante, retrograda, omertosa». Devo confessarlo, la mia reazione di fronte alle prime immagini divulgate, davanti ad alcuni fotogrammi che ritraggono Cosima, Concetta, Sabrina, Michele e la stessa Sarah, non è stata delle migliori, anzi è stato infinitamente spiacevole, è stato perfino sconfortante incrociare questi personaggi che solo a guardarli di sfuggita producono disagio, danno l'impressione di essere usciti da un fumetto scadente, grottesco, piuttosto che da un feroce fatto di cronaca (fumetto che troverebbe poi l'apice assoluto nella locandina, che somiglia a un curioso, irriverente cartoon, quasi fatto apposta per infastidire chi lo guarda).

C'è però un altro fatto che mi preoccupa in misura maggiore, ed è quanto la rappresentazione cinematografica di Avetrana peserà, come una cicatrice, sulla sua verità storica e paesologica, quanto la

sua riduzione ad opera commerciale True crime possa provocare un meccanismo fatto solo di semplificazione, appiattimento e stereotipo, dei territori come delle persone: in pratica il modo migliore per far morire un luogo.

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