La mediocrità dei giudici è il male della giustizia

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È evidente che l'azione di alcuni magistrati sia ispirata, se non pilotata, da finalità politiche

La mediocrità dei giudici è il male della giustizia

Il problema con i magistrati non è che siano o no di sinistra. Il problema è se, quanti e quanto siano scadenti come magistrati, in un sistema giustizia che non funziona. Il Governo viene tenuto sotto osservazione dagli inquirenti, nell'esercizio legittimo delle loro funzioni e ci mancherebbe altro. Quando viene beccato, e l'azione amministrativa ne viene intralciata con non poco imbarazzo, reagisce invocando la matrice politica, accertata o sospettata. C'è un'asimmetria: uno censura il merito degli atti amministrativi, l'altro censura la musa ideologica. Questo terreno di scontro è favorevole alla magistratura, che veste i panni dell'aggredito nell'esercizio delle sue funzioni, difeso addirittura dal Consiglio d'Europa, verso cui sarebbe stata gradita una replica del Presidente del CSM Sergio Mattarella di invito alla moderazione, se non proprio a sciacquarsi la bocca, prima di intervenire sull'Italia. È evidente che l'azione di alcuni magistrati sia ispirata, se non pilotata, da finalità politiche. Per questo, la prima raccomandazione per l'esecutivo, e anche per il legislatore, è sempre e comunque di curare l'aspetto giuridico degli atti, in modo da evitare scivoloni davvero intollerabili da parte di chi non solo dovrebbe stare nel solco del diritto per definizione, ma ha anche a disposizione fior di uffici e consulenti giuridici. Ciò premesso tuttavia, errori o almeno spazi di interpretazione ci possono stare e allora si può essere ragionevolmente certi che un atto giudiziario venga recapitato e anche annunciato pubblicamente, come si conviene tra opposte ideologie pur quando in abiti curuli. A quel punto, se scontro ha da essere, che sia, ma simmetrico. Il magistrato di turno non tocca l'esecutivo per la sua politica, ma per la validità di un atto. Strillare che dietro ci sia una matrice di opposizione politica è la peggiore reazione che il Governo possa avere. Intanto consente all'intero corpo giudiziario di compattarsi ed ergersi a difesa del singolo che assume il ruolo di vittima. Poi, un magistrato schierato per tanti cittadini non solo è lecito ma anche confortevole: dopotutto, siamo o no la culla del diritto? Infine e soprattutto, trasforma una questione tecnica, in punto di diritto, nell'aggressione di un potere costituzionale verso un altro. Meglio farebbe a tenere il confronto sullo stesso terreno: quanto sia bravo il potere giudiziario a funzionare. Noi sappiamo che c'è un tema di qualità. Quanto sono preparati i magistrati? Quanto sono competenti nelle materie di cui sono chiamati a giudicare? Magistrati che non conoscono il diritto e che arrancano nel fare il loro lavoro.

Questa non è un'opinione ma quanto emerge dalle migliaia e migliaia di sentenze che gli stessi giudici di secondo grado riformano. Dopo una certa frequenza di sentenze riformate o di richieste di rinvio a giudizio respinte, quali provvedimenti sono presi verso quel magistrato? Ancora, c'è un tema di quantità. Quanto poco lavorano? Chi e come misura la quantità di lavoro di ciascuno? Quanto rispettano le scadenze e quanto rispettano le esigenze di quelle vite che sono appese a un loro giudizio, protratto nel tempo senza alcuna urgenza. Infine, la terzietà e imparzialità. Quanti conflitti d'interesse vengono tollerati nelle varie corti? Quante volte un giudice o anche un inquirente esprime dei pregiudizi che lo obbligherebbero ad astenersi dal giudizio?

Questi argomenti sarebbero uno stimolo forte per i

magistrati a guardarsi in casa, visto che si auto-governano, e sarebbero anche facilmente comprensibili e condivisibili da tanti cittadini che con la giustizia non hanno un problema politico, ma di qualità e quantità del servizio.

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