Moussa Diarra ucciso, indagato l?agente: «Gli spari? Non avevo alternative». Il pm: «Valutiamo l'eccesso colposo di legittima difesa»

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È indagato l’agente che domenica mattina a Verona ha ucciso Moussa Diarra, il 26enne che aveva aggredito con un coltello prima la Polizia locale e poi la Polizia ferroviaria. Ieri il procuratore Raffaele Tito ha spiegato di ritenere che «l’episodio si inserisca certamente in un contesto di legittima difesa» e che le indagini sono «orientate a valutare se vi sia stata o meno una condotta colposa»: l’ipotesi è dunque di eccesso colposo di legittima difesa, per quei tre colpi di pistola, di cui uno mortale. «Sono molto dispiaciuto per quello che è accaduto, non avevo alternative possibili», ha confidato il poliziotto al difensore Matteo Fiorio, amareggiato per una tragedia accaduta dopo 29 anni di servizio, quasi interamente trascorsi alle Volanti.

Moussa Diarra, chi era il 26enne ucciso da un poliziotto a Verona. Oggi sit-in degli attivisti che lo ospitavano

Gli accertamenti

Fra oggi e domani saranno disposte la perizie medico-legali e balistiche. L’iscrizione nel registro degli indagati permetterà all’agente, se lo vorrà, di nominare i suoi consulenti. «Lo valuteremo – ha detto l’avvocato Fiorio –. Nel frattempo il mio assistito ha reso fin da subito un pieno interrogatorio: voleva chiarire tutta la dinamica in tempi ravvicinati, per non dimenticare nulla di quanto successo in una situazione così concitata. Il mio cliente ha risposto a tutte le domande con precisione e professionalità, la stessa con cui ha soccorso il giovane ferito in attesa dell’ambulanza».

Il procuratore Tito ha evidenziato che il poliziotto, «peraltro persona di grande esperienza», si è mostrato subito disponibile ad essere interrogato per tre ore dal pubblico ministero Maria Diletta Schiaffino, «con grande lealtà d’animo, forte senso istituzionale e presumibilmente sconvolto dall’evento», tanto da aver «dettagliatamente ricostruito i fatti». Ora occorre verificare se sussista l’illecito ipotizzato: «Situazione che si ha quando si ha una reazione di difesa esagerata; non c’è volontà di commettere un reato, ma viene meno il requisito della proporzionalità tra difesa e offesa configurandosi così una valutazione colposa e sbagliata della reazione difensiva», ha chiarito il capo della Procura. Sono stati delegati ulteriori accertamenti alla Squadra mobile, cioè a poliziotti come lo è l’indagato «a dimostrazione di una incondizionata fiducia da parte di questo Ufficio», tutti finalizzati «a verificare il rispetto delle procedure, a ricostruire esattamente ciò che è avvenuto quella notte ed a scandagliare la vita del povero ragazzo deceduto».

Verona, indagato il poliziotto che ha sparato e ucciso Moussa Diarra: il 26enne lo aveva aggredito con un coltello

I contatti

Pertanto sono stati presi contatti con il fratello Djemagan a Torino e con le autorità consolari del Mali. Non a caso Mahmoud Idrissa Boune, presidente dell’Alto Consiglio dei maliani d’Italia (emanazione del Governo), ha annunciato per oggi un incontro in Procura insieme ai rappresentanti dell’Ambasciata a Roma e del Consolato onorario a Padova, oltre che al fratello: «Sono in contatto con il ministro per i Maliani all’estero, il quale mi ha chiesto una relazione. Cercheremo di capire la dinamica dell’accaduto: la legge è uguale per tutti, ma non possiamo accettare che un poliziotto spari al petto di un uomo. Per questo siamo pronti a costituirci parte civile, al fianco della famiglia, nell’eventuale processo: Moussa merita giustizia. Inoltre per sabato prossimo abbiamo promosso una manifestazione, con le associazioni delle altre comunità africane, davanti alla stazione di Verona Porta Nuova». 
Un luogo che, secondo il procuratore Tito, non va strumentalizzato, considerato «il fatto, indiscutibile, che il comportamento aggressivo e apparentemente senza alcun valido movente tenuto dal giovane, prima e durante il tragico evento, era stato da lui iniziato circa due ore prima ed in una zona della città lontana dalla stazione stessa».

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