L'attacco conclusosi questa mattina all'alba ha avuto raggio e portata limiti: si è comunque trattato di una missione complessa, che ha richiesto settimane di studio
La risposta israeliana agli attacchi iraniani è arrivata nella notte, ancora una volta in fondo alla settimana, come ci ha abituato il copione di questo nuovo conflitto. L'attacco ha rispettato le previsioni - ma soprattutto le richieste di Washington - circa la scelta degli obiettivi. L'esercito israeliano ha preso di mira esclusivamente siti di produzione di missili e i sistemi di difesa aerea iraniani in quella che è sembrata una risposta studiata al dettaglio e cesellata per settimane, evitando infrastrutture energetiche critiche, come giacimenti petroliferi e impianti nucleari. Un dettaglio che di per sè tradisce la volontà di chiudere qui i conti senza andare oltre.
Le tre ondate dell'attacco all'Iran
Il primo punto fondamentale dell'attacco è quello che racconta una strategia a ondate: la prima si è concentrata sul sistema di difesa aerea dell'Iran, mentre la seconda e la terza si sono concentrate sulle basi missilistiche e dei droni e sui siti di produzione di armi. Le prime esplosioni sono state udite a ovest di Teheran intorno alle 2:15 ora locale: oltre ai sobborghi della capitale, gli attacchi dal cielo hanno riguardato, Ilam e il Khuzestan. I funzionari iraniani hanno affermato che le esplosioni udite in tutto il Paese erano collegate ai sistemi di difesa aerea in fase di dispiegamento. Gli attacchi iniziali sono stati seguiti immeditamente da una seconda ondata, mentre un video pubblicato sui social media dai residenti di Teheran mostrava il fuoco tracciante e le esplosioni che illuminavano il cielo della capitale iraniana all'avvicinarsi dell'alba. Poi, una terza e ultima ondata. Verso le 6 del mattino, ora locale, l'esercito israeliano ha dichiarato di aver concluso l'operazione, con un lapidario "missione compiuta" e il rientro dei jet. Ancora giallo su cosa possa essere accaduto in Siria e in Iraq: se un banale "sorvolo" o attacchi mirati a completamento della missione. La tesi maggiormente plausibile e che gli oltre 100 velivoli impiegati nella missione abbiano utilizzato i due Paesi come sosta intermedia per avvicinarsi agli obiettivi.
Velivoli, satelliti, droni
Sono circa 20 i target militari colpiti da Israele nel suo attacco. Questo assalto su larga scala ha coinvolto oltre 100 aerei, tra cui caccia stealth F-35 "Adir", che hanno percorso circa 2.000 chilometri: utilizzando munizioni pesanti, attacchi a lunga distanza come questi richiedono notevoli capacità di rifornimento e la massima allerta dell'Unità di Soccorso 669. Quest'ultima è uno squadrone di ricerca e salvataggio in combattimento eliportato, subordinato alla 7a ala dell'aeronautica israeliana Forza. Ha sede presso la base aerea di Tel Nof con elicotteri CH-53D Sea Stallion Yas'ur e presso la base aerea di Palmachim con elicotteri UH-60 Black Hawk Yanshuf.
Inoltre, è stato fondamentale il ricorso ai satelliti e ai droni, compresi quelli "civetta" per confondere il nemico. Secondo le prime evidenze, un'operazione di questa portata è probabilmente iniziata con ondate iniziali che hanno attaccato i sistemi radar e di difesa aerea, aprendo la strada a successivi attacchi alle basi militari. In precedenza, un attacco coordinato in Siria potrebbe aver neutralizzato minacce simili, impedendo all'Iran di acquisire consapevolezza circa i piani di Israele. Rispetto al contributo americano, un funzionario statunitense ha affermato che gli Stati Uniti non hanno preso parte all'operazione israeliana, ma che se l'Iran dovesse reagire, Washington è pronta a difendere Israele da un simile attacco. Sempre da Washington, numerosi analisti si aspettano una riposta da parte iraniana a breve ma di bassa portata, il che consentirebbe a Israele di porre fine al circolo vizioso del "colpo per colpo".
Il giallo: Tel Aviv ha avvisato Teheran?
Quanto ai retroscena, Axios riporta di un messaggio inviato a Teheran per conto di Tel Aviv, prima dell'attacco. Venerdì Israele avrebbe inviato un messaggio all'Iran prima dei suoi attacchi aerei di rappresaglia, intimando agli iraniani di non rispondere, hanno riferito ad Axios tre fonti a conoscenza della questione. Il messaggio israeliano sarebbe stato trasmesso agli iraniani tramite diverse terze parti. Fra queste, secondo Sky News Arabia, ci sarebbe un messaggio partito da Mosca diretto al regime degli ayatollah. Uno dei canali utilizzati per trasmettere messaggi all'Iran prima dell'attacco israeliano è stato il ministro degli Esteri olandese Caspar Veldcamp, ha affermato una fonte.
"Ho parlato con il ministro degli Esteri iraniano della guerra e delle crescenti tensioni nella regione. Riguardo a quest'ultima, ho esortato alla moderazione. Tutte le parti devono lavorare per impedire un'ulteriore escalation", aveva scritto Veldcamp su X diverse ore prima dell'attacco israeliano.