Omicidio a Napoli, Emanuele Tufano ucciso a 15 ann Napoli, la rabbia dei residenti: «Noi in balìa delle gang»

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Nel primo pomeriggio, sulla soglia di via Carminiello al Mercato, il solito abusivo vende la “bigiotteria” per i turisti, che di qui passano a centinaia ogni ora. Anche il resto dei negozi ha da poco alzato la saracinesca, dopo la riapertura della strada chiusa più o meno fino all’ora di pranzo. In tanti sono tornati subito al lavoro per scacciare via lontano i fori di proiettile che hanno trafitto i muri e per allontanare l’inferno della notte appena passata, in cui il 15enne Emanuele Tufano ha perso la vita. Parliamo di esercizi commerciali “antichi”, per così dire: via Carminiello è fatta di pelletterie, per lo più, e fabbriche di stoffe.

Un tabaccaio, un macellaio, una scuola di danza. Nessun bar, nessun ristorante. «Siamo spaventati - dicono in coro gli esercenti - servono più controlli tra i vicoli del Mercato. I ragazzini di notte sfilano in piazza Mercato con gli scooter e basta anche uno sguardo per scatenare la violenza». Via Carminiello è una bretella che collega in pochi passi Corso Umberto a piazza Mercato, entrambi vicinissimi, e l’atroce delitto si è consumato qui, in questa strada in cui sorgono anche una chiesa e l’Associazione degli Angeli Maria SS. dell’Arco. Religione e violenza.

I nodi 

Siamo nel pieno del centro turistico, insomma, e uno dei nodi critici è proprio questo: l’area del Mercato è centralissima eppure abbandonata, lontana dalla metropoli dell’accoglienza che pure occupa praticamente gli stessi spazi: nel centro di Napoli non ci sono gradi di separazione. «Siamo in una terra di nessuno»: la formula giornalistica anima residenti e commercianti. Anche se non c’è molta voglia di parlare, la paura è tanta, sottotraccia, e l’unico argomento di conversazione è l’omicidio dell’altra notte.

I fori di proiettile si vedono ancora, «ma stamattina ce n’erano ancora di più - commenta Vincenza De Maria, che lavora in una scuola di danza a due metri da piazza Mercato - Pensi che hanno portato via delle auto crivellate. Oggi non si capisce più niente, anche a 14 o 15 anni: vediamo ragazzi di quell’età morire come se fosse niente. Chiediamo più sicurezza. Servono più pattuglie tra questi vicoli. Anche la scuola dovrebbe fare di più: tante ragazze perbene stanno da noi tutta la giornata. Servirebbero anche più eventi per coinvolgere i giovani della zona».

Le reazioni

«Le ragazzine fanno fatica a uscire per andare a mangiare una pizza la sera», aggiunge la collega Anna Arcona. Pochi passi più in là, tra la chiesa e l’inizio di via Antonietta De Pace (prosecuzione di via Carminiello) rubiamo una frase volante tra residenti: «Hai visto chi ha sparato?», dice un residente a un altro, avvicinandolo. «Ha sparato il nipote di...», e abbassa il tono di voce. Siamo in una via centrale ma nascosta. Dove si può morire per niente. Intanto, a tre metri di distanza passano due coppie di turisti francesi, dall'aria disorientata. Corso Umberto da un lato. Piazza Mercato dall'altro. Via Carminiello è al centro di molte cose, ma fa parte di quella Napoli, centralissima, che fatica a rigenerarsi. I commercianti chiedono più controlli, ma anche una valorizzazione della zona.

Piazza Mercato, adiacente a via Carminiello, è il cuore dimenticato del centro storico: nonostante i lavori Unesco che hanno restituito l’area rinnovata negli ultimi mesi della giunta dema, la zona - salvo eventi particolari, come la Befana o la recente notte della Taranta, che l’hanno rianimata nella legalità - resta nelle mani di babygang e semi-adolescenti che sfilano in scooter di notte (nell’area pedonale). Contrariamente ai Quartieri Spagnoli, alla Sanità, o a certi vicoli della stessa Forcella, da qui l’indotto turistico è lontanissimo. Di turisti ne passano a centinaia, però, nella distesa di saracinesche vecchie e per lo più abbassate: sono diretti verso il campanile del Carmine e scattano foto al luogo dell’omicidio. Stesse foto scattate dalle finestre dei b&b.

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Gli attacchi 

«Ma voi lo sapete quante sparatorie ci sono state da agosto a oggi a piazza Mercato? - sospira Salvatore, un altro commerciante di via Carminiello - Tante. Ci fu pure un altro ragazzo ferito, in estate». Emanuele, un ragazzo che porta lo stesso nome della vittima, sente la conversazione e si affretta ad aggiungere: «Pure se fai una guardata, tra i ragazzi di oggi, viene risposto: “ch guard a ‘ffa?”». Un altro foro di proiettile ha bucato la vetrina di un negozio di abbigliamento aperto da una manciata di mesi, dal lato di Corso Umberto, in cui comprano anche tanti turisti. «Il danno alla vetrina risale a tre mesi fa - spiega Vincenzo Esposito - Si va a giornate. In zona ci sono molti furti di telefonini, ed è un peccato: la zona permette, passano i turisti, ma è questa è la terra di nessuno: non hanno paura di fare un furto, o di sparare, come in questo caso».

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