Pietro Orlandi: «Mia sorella usata per far diventare vittima papa Wojtyla, ecco cosa ci disse»

1 settimana fa 3

«Io non ce l'ho con la religione, la fede, io sto parlando del Vaticano, sono due cose diverse, parlo delle persone che hanno gestito questa vicenda, ci sono persone all'interno che indossano l'abito ma sono in realtà personaggi politici». Lo ha detto Pietro Orlandi, in un incontro molto partecipato con gli studenti della Sapienza promosso da Azione universitaria, movimento studentesco vicino a Fratelli d'Italia. Supporto all'iniziativa è stato dato anche dal Preside di Giurisprudenza, Oliviero Diliberto e dal docente di diritto Marco Gambardella, presente all'incontro.

L'attacco

«Hanno voltato le spalle a Emanuela, hanno voltato le spalle alla nostra famiglia - ha detto Orlandi - mi chiedo perché il nome Emanuela Orlandi continua ad essere un tabù là dentro, io vado spesso e quando li incontro li vedo che sono agitati, c'è la paura, si è creata una sorta di omertà negli anni neanche fosse mafioso il nome Orlandi, hanno fatto togliere la foto di Emanuela neanche fosse Totò Riina».

«Giovanni Paolo Il venne a casa nostra e ci disse che si trattava di terrorismo internazionale - ha raccontato ancora agli studenti - ma il Vaticano ha usato questa storia perché così la vittima è diventato Giovanni Paolo II, il cattivo l'Unione sovietica e poi anche questo ha portato al crollo del Muro di Berlino». «Dopo 40 anni - ha aggiunto - continua ad esserci questa volontà anche da parte del Vaticano che è a conoscenza di molte cose, di ostacolare, di non fare chiarezza ma per quanto possa essere brutta la verità su Emanuela, la dovrebbero tirare fuori». «Un passo così importante - ha concluso - sarebbe positivo invece fino all'ultimo hanno cercato di nasconderla e sicuramente sono stati aiutati, le istituzioni italiane in passato sono sempre state succubi del Vaticano».

«Sarebbe difficile raccontare le tante situazioni, i tanti ostacoli, le persone che cercano di screditare quello che stai facendo, ho avuto situazioni non bellissime con la procura: è gravissimo quando un magistrato chiude un'inchiesta per volontà non perché non è stato in grado ed è quello che ha fatto Giuseppe Pignatone».

Lo ha detto Pietro Orlandi in un incontro con gli studenti di Giurisprudenza della Sapienza. «Ma alla fine sono sicuro che arriveremo alla verità per Emanuela. Quello che ho sempre cercato e continuerò a farlo è la verità: giustizia e verità” ha aggiunto Pietro Orlandi.

Leggi tutto