Pos, scontrini, rimborsi per spese di viaggio. Rivoluzione in manovra: cosa cambia

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Stretta contro l'evasione fiscale. Dal 2026 scatta l'obbligo di tracciabilità dei pagamenti e collegamento tra terminali e registratori di cassa. Cambia anche la normativa per le deduzioni delle partite Iva, gli affitti brevi e le criptovalute

 cosa cambia

Tracciabilità dei pagamenti elettronici e interoperabilità delle banche dati sono due principi guida della manovra 2025. In attesa dei risultati del concordato preventivo, la lotta all’evasione fiscale è una delle strategie per recuperare gettito e finanziare le misure. Proprio dalle misure sulla tracciabilità deriverà non a caso un gettito di poco superiore al miliardo di euro nel triennio. In particolare, 71 milioni proverranno dall’obbligo del documento e-Das per i trasferimenti nazionali di prodotti energetici tra depositi. Altri 263 milioni verranno dall’obbligo di collegamento tra terminali Pos e registratori di cassa a partire dal primo gennaio 2026. Questo consentirà di trasmettere all’Agenzia delle Entrate l’importo complessivo dei pagamenti elettronici giornalieri. Chi non rispetterà la norma sarà soggetto a sanzione e al ritiro della licenza. Altri 676 milioni saranno recuperati con l’obbligo di tracciabilità per i rimborsi delle spese di viaggio, cioè per alberghi e ristoranti. Le spese non potranno essere dedotte dall’imponibile se non saranno appunto tracciabili, il che significa che ristoranti, taxi o alloggi non potranno essere pagati in contanti ma solo con carte o bonifici. Un bel cambiamento di abitudini considerando le stime della relazione tecnica alla manovra: i pagamenti cash ammontano infatti ad oltre il 76% per ristorazione e alloggi e a più del 68% per taxi e Ncc, con una «propensione al gap» rispettivamente del 21% e del 50%.

La lotta al sommerso si estende anche alle locazioni brevi, con l’obbligo di indicazione del Cin (codice identificativo nazionale) nelle dichiarazioni fiscali e nella certificazione unica. Questa misura dovrebbe aumentare gli introiti di 88 milioni l’anno, dunque 264 milioni nel triennio 2025-2027.

Ugualmente legata alla digitalizzazione la nuova tassazione al 42% delle plusvalenze sulle criptovalute.

Il nuovo regime dovrebbe portare in cassa l’anno prossimo 16,7 milioni, poco meno di un terzo di quanto porterà l’estensione a tutte le imprese della web tax dal 2026 (si inizierà a pagare sui redditi d’impresa 2025), ossia 51,6 milioni di euro.

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