Problemi al cuore, poco alcol e caffè per averne di meno. Ecco gli alimenti da ridurre per evitare la fibrillazione atriale

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Nonostante la terapia della fibrillazione atriale, sia farmacologica che strumentale, sia progredita negli ultimi anni, la cura di questa patologia resta una grossa sfida. Oltre alla terapia convenzionale è fondamentale il controllo dei fattori di rischio, in particolare quelli modificabili quali il diabete, l’obesità o l’ipertensione che dipendono in gran parte dall’alimentazione. La dieta ha perciò un’importanza notevole nel controllo di questa aritmia che, ricordiamolo, è la più frequente nelle persone di età avanzata.

I VEGETALI

In un recente numero dell’European Heart Journal, Monika Gawalko e Dominik Linz del Dipartimento di Cardiologia della Maastricht University (Olanda) hanno pubblicato una review su “Dieta e rischio di fibrillazione atriale”. Prendendo in considerazione vari componenti della nostra alimentazione e valutando la possibilità che questi possano scatenare una fibrillazione atriale

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Per questo sono stati esaminati tutti gli articoli pubblicati sull’argomento tra il 2000 e il 2024 e presenti sulla piattaforma di Pub-Med. Per ciò che riguarda le diete più conosciute (dalla Mediterranea alla EAT-Lancet diet caratterizzata da alto consumo di vegetali e moderato consumo di pesce, carne e legumi) sembrano essere associate ad una riduzione del rischio. È inoltre provato l’aumento del rischio aritmico in chi assume elevate quantità di cibi ultra manipolati.
Sono stati analizzati anche numerosi singoli componenti della dieta, e qui tratteremo quelli che più comunemente sono accostati a patologie aritmiche. Riguardo alle bevande alcoliche è chiaramente dimostrato che vi è una relazione dose-dipendente tra consumo di alcol e fibrillazione atriale. Più se ne consuma, peggio è. 


L’ASTINENZA

E numerosi studi sull’argomento hanno dimostrato che anche modeste quantità di alcol incrementano il rischio aritmico, in particolare negli uomini e nei consumatori di birra. Lo studio ARIC ha poi evidenziato un aumento del 13% di rischio aritmico anche negli ex consumatori di alcol.
Per la caffeina e le bevande che la contengono non vi sono sicure prove di un suo ruolo importante nello sviluppo di fibrillazione. Le numerose ricerche sull’argomento danno peraltro risultati contrastanti. In alcuni è stata evidenziata una curva di rischio ad U, con il rischio più basso in chi consuma 4 caffè al giorno ed un rischio più elevato in chi ne prende di più o anche di meno. Altri studi invece parlano di incremento del rischio di circa il 50% nei consumatori di oltre 3 tazze al giorno ed infine altre ricerche non documentano alcun effetto del caffè sul rischio aritmico.
Gli studi sugli effetti della cioccolata non hanno indicato alcun rischio aritmico. Al contrario, lo studio prospettico più importante(“Danish Diet cancer and health study”) ha dimostrato una riduzione del rischio di fibrillazione tra il 10% ed il 20% nei consumatori abituali.

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